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Francia
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Libération
3 dicembre 1999

Se la legge non autorizza le associazioni a costituirsi parte civile quando un giornale o un gruppo di persone lanciano messaggi di odio nei confronti di omosessuali, vuol dire che va cambiata.

Un manifesto contro l'omofobia

"Froci al rogo!" è uno dei numerosi slogan che durante la manifestazione antipacs di Parigi, il 31 gennaio '99, istigavano all'odio omofobo. "Pratica della contaminazione da Aids" è la traduzione della sigla Pacs proposta dal senatore Emmanuel Hamel, in occasione della discussione al Senato del testo di legge. Dagli insulti dei manifestanti, alle lettere inviate da Avenir de la culture al Primo ministro, passando per le battute allusive di alcuni parlamentari dell'opposizione: si può certamente affermare che il 1999 è stato un anno ricco di insulti e incitamenti all'odio contro gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Mai l'omofobia era stata così chiaramente espressa. Fino qualche mese fa era talmente scontata da essere taciuta, poi è stata improvvisamente gridata, stampata, brandita come l'ultimo valore in grado di difendere un ordine morale che corre il pericolo di essere accantonato.
Contrariamente al razzismo e all'antisemitismo, l'omofobia è uno "sport" perfettamente legale. Mentre lo stato definisce i confini del "dicibile" riguardo a stranieri ed ebrei, sembra che la legge dia ragione a coloro che promettono la forca agli omosessuali. Diversamente da quanto accade per la Lega internazionale contro il razzismo e l'antisemitismo o il Movimento antirazzista per l'amicizia tra i popoli, nessun'associazione omosessuale ha la possibilità di costituirsi parte civile qualora un giornale, un'organizzazione o un gruppo di persone pronunci parole omofobe. Solamente un individuo personalmente attaccato ha la possibilità di formulare un'accusa per diffamazione. Cosa fare, allora, contro le locandine "Pacs = froci" affisse in occasione delle manifestazioni antipacs? Cosa fare contro la vignetta pubblicata in prima pagina da Présent (giornale cattolico tradizionalista, simpatizzante Front National) nella quale una coppia gay, tendendo le mani verso un bambino, dice: "Vieni piccolino, ti accogliamo... a lenzuola aperte". Come al solito, anche in questo caso nessuno è citato personalmente, essendo tutti gli omosessuali, in generale, accusati di pedofilia. Affinché un'associazione possa rappresentarli costituendosi parte civile senza temere di essere giudicata irricevibile, bisogna modificare la legge. Per questo proponiamo di estendere gli articoli del codice di procedura penale e la legge del 28 luglio 1881 cui fanno riferimento, in questo modo: "Qualsiasi associazione regolarmente registrata da almeno cinque mesi alla data dei fatti, che si riproponga nello statuto di combattere il sessismo e l'omofobia o di assistere le vittime di discriminazioni dovute al sesso o all'orientamento sessuale, può esercitare i diritti riconosciuti alla parte civile, come previsto dall'articolo 24 alinea 6, articolo 32 alinea 2 e articolo 33 alinea 3", vale a dire per tutto ciò che riguarda ingiuria, istigazione all'odio, attentati all'integrità delle persone o discriminazione a causa del sesso o dell'orientamento sessuale.
Certo siamo coscienti dei limiti di una legge che cerchi di combattere l'odio. Come le leggi antirazziste non hanno fatto sparire il razzismo, le leggi che permetteranno alle associazioni omosessuali di sporgere querela, non metteranno fine all'omofobia. L'esclusione, la discriminazione, i pregiudizi, sono tutti effetti di meccanismi sociali terribilmente complessi. Permettere a chi ne è vittima di difendersi, ci sembra fondamentale ma in nessun caso sufficiente. Significherebbe preoccuparsi dei sintomi di un male senza affrontarne le cause. Seguendo l'esempio di paesi che hanno già cominciato questa autocritica, crediamo sia arrivato il momento, per la Francia, di riflettere seriamente, cercando il modo migliore per sconfiggere l'odio, in tutte le sue forme. Educare, formare, sensibilizzare. Ecco le parole chiave di un programma che possa insegnare, a intere generazioni, come smettere di ragionare in termini di esclusione e diffidenza verso l'altro. Ma una tale ambizione presuppone i mezzi per realizzarla. Per esempio attraverso la creazione di un organismo che abbia il compito di ideare una strategia, da promuovere su scala nazionale, di lotta all'odio e alla discriminazione. Attraverso campagne che interpellino, spieghino e, alla fine, permettano di sviscerare le cause dell'omofobia, del sessismo, dell'antisemitismo e di ogni forma di razzismo. Attraverso una vera e propria riflessione sull'educazione civica nazionale. Ideando programmi di formazione mirati a sensibilizzare i differenti corpi professionali che, implicati in tali questioni, hanno il potere di agire su di esse in modo positivo o negativo: forze dell'ordine, operatori sociali, professori, eccetera. Per non parlare dei mezzi che bisogna garantire alle associazioni, affinché possano continuare a svolgere, in condizioni favorevoli, il loro fondamentale lavoro di accoglienza e ascolto.
Quello che chiediamo non sono semplici misure protettive rispetto all'omofobia. Quello che vogliamo è una vera e propria strategia - repressiva e preventiva - contro l'istigazione all'odio e alla discriminazione, per porre fine al rifiuto, all'intolleranza e alla diffidenza. Per non lasciare mai più sole le vittime dell'omofobia, nella loro lotta quotidiana. E per chiarire, una volta per tutte, che l'omofobia non è un problema degli omosessuali; è un problema degli omofobi.

Alcune associazioni promotrici: Aides, Act Up-Paris, Centre gai et lesbien de Paris, ProChoix (Fonds de lutte contre l'homophobie), SOS Homophobie, Ardhis, Collectif pour le CCUS et Pacs, Coordination lesbienne nationale, Collectif de lutte contre l'homophobie du Parti communiste, CGL-Montpellier, CGL-Paris, CRSH, Chiche!, Emission, Planète féministe, Fasti, Groupe action Gay (GAG), KTM-Editions, les Dé/générées, Ligue des droits de l'homme, Maison des femmes de Paris, Marie-Pas-Claire, Mixité, Quetsche!, Sida Info Service, SOS-Sexisme...

Hanno sottoscritto il manifesto:Christian Baudelot, Françoise Basch, Daniel Borillo, Lahla Chahal, Jean-Christophe Cauchy, Sonia Dayan, Christine Delphy, Didier Eribon, Eric Fassin, Jeanne Favret-Saada, Caroline Fourest, Yann Galut (deputato), Christophe Girard, Guy Hascoët (deputato), Marcela Iacub, Liliane Kandel, Christine Le Doaré, Claudie Lesselier, Danièle Lochak, Noël Mamère (deputato), Jean-Pierre Michel (deputato), Agnès Tricoire, Cy Yung, Fiammetta Venner, Alia Rondeaux, Gwen Fauchois, Isabelle Lecoz, Annoussamy Christophe, Olivier Benoît, Vincent Biringer, Blaise Cachelin, Christophe Kantcheff, Isabelle Denise, Paule Alliot, Pierre Sissaouy, Severine Martin, Marie-Anne Juricic, Thomas Lancelot, Sonia Guessab, Philippe Etienne, Hélène Michel, Bruno Veber, Bertrand Lemesle, Elisabeth Loichot, René Lalement, Sylvie Teychenne, Jean-Pierre Mouleres, Georges Ginioux, Anne Revillard, Marianne Thiery, Bruno Sarrodet, Tom Craig, Michèle Andraud, Delphine Jarraud, Patricia Tancredi, Joëlle Maraschin, Philippe Moré, Philippe Lasnier, Marc Morel, Yves Roussel, Franck Ricaud, Philippe Hayat, Fayaza Omar, Juliette Boyer, Vincent Pelletier, Hervé Champagnac, Aline Baudu.


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