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14 aprile 1999
Sei anni ad Anwar e scoppiano le proteste dei suoi sostenitori

Kuala Lumpur - Anwar Ibrahim, l'ex Ministro delle Finanze e vice Primo Ministro della Malesia, è stato dichiarato colpevole il 14 aprile di quattro imputazioni di corruzione ed abuso di potere per avere cercato di coprire le accuse di adulterio e "sodomia", ed è stato condannato a 6 anni di reclusione (6 anni per ogni imputazione da scontare simultaneamente). È finito così un processo durato oltre 5 mesi, durante i quali i sostenitori di Anwar, che si è sempre dichiarato vittima di un complotto politico orchestrato dal Primo Ministro Mahatir Mohamed, hanno organizzato una lunga serie di manifestazioni, sfociate spesso in scontri violenti con la polizia. L'avvocato di Anwar ha già richiesto il ricorso in appello.

A seguito della sentenza, alcune migliaia di sostenitori di Anwar sono scesi in piazza durante il fine settimana chiedendo le dimissioni del Primo Ministro Mahatir e si sono scontrati con le forze dell'ordine, che hanno risposto con lacrimogeni e cannoni ad acqua, arrestando almeno un centinaio di persone.

Amnesty International ha definito Anwar un prigioniero politico e ha dichiarato in un documento ufficiale che le accuse erano "un pretesto per rimuoverlo dalla partecipazione alla vita pubblica [del paese]" e che è stato "arrestato soltanto per avere espresso pacificamente le sue opinioni politiche discordi", mentre l'osservatore delle Nazioni Unite Param Cumaraswamy ha criticato i metodi usati dall'accusa nel processo.

Nessuna organizzazione internazionale per i diritti umani ha ufficialmente espresso preoccupazione per l'acuirsi della repressione verso le persone omosessuali in Malesia, dove l'omosessualità, che è considerata reato, è punita con il carcere ed è usata per screditare gli oppositori, come il caso di Anwar Ibrahim dimostra.

(Fonte: PlanetOut)


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