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11 marzo 1999
Il Vice Presidente Gore spinge il Congresso perché approvi la legge sugli "Hate Crimes"


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18 dicembre
La società USA paga in modo drammatico le conseguenze della sua stessa intolleranza

I ragazzi che subiscono prepotenze dai compagni reagiscono con la violenza. Gli episodi più gravi sembrano nascere da insinuazioni sull’omosessualità.

Michael Carneal, uno studente 15enne di Paducah, Kentucky, è entrato a scuola lo scorso dicembre con una calibro 22 nello zaino. È rimasto a sedere per tutta la mattina, rimuginando sulle infinite provocazioni e battute che aveva dovuto sopportare da parte dei compagni che lo credevano gay. Secondo gli psicologi che hanno esaminato il ragazzo, quella mattina Carneal intendeva usare l’arma per occupare l’ufficio del direttore e imporre l’evacuazione della scuola. Questa azione, pare abbia detto agli psicologi, avrebbe dimostrato ai ragazzi che lo prendevano in giro che lui non era un debole. Avrebbe insegnato loro a rispettarlo e a smettere di canzonarlo. Ma, mentre ripensava quella mattina agli anni di scherno che aveva sopportato, cresceva la sua rabbia. «Più ci pensavo, più volevo far loro del male», avrebbe detto Carneal agli psicologi, secondo il Paducah Sun, un giornale locale. L’avvocato ha parlato con Carneal all’inizio di quest’anno, in vista del processo. Il dolore di Carneal - «pensando per tutta la mattina a tutte le cose che mi avevano fatto, tutti i nomignoli che mi avevano messo, dicendo che ero gay anche sul giornalino» - alla fine lo ha spinto a fare fuoco su una folla di compagni. È stato accusato di tre omicidi e cinque tentati omicidi. Il giornalino della scuola pare avesse pubblicato un pezzo nel 1996 in cui si diceva che Carneal aveva una cotta per un altro ragazzo. I funzionari della scuola hanno dichiarato al Sun di non avere in archivio niente del genere. Ma, secondo gli psicologi di Carneal, l’articolo segnò l’inizio dello scherno quotidiano sulla sua presunta omosessualità che, combinato con altri fattori, ha prodotto la depressione cronica e il basso livello di autostima di Carneal. Infine, dicono gli psicologi, ha portato al suo gesto violento. Carneal aveva solo intenzione di ferire i compagni del suo gruppo di preghiera quella mattina, come lui stesso ha raccontato; invece ha ucciso tre compagne. Secondo le agenzie di stampa di questa settimana, Carneal è stato condannato a 25 anni di carcere, senza la possibilità di essere rilasciato sulla parola.
«Qual è il messaggio che si ricava da questa vicenda? - si è chiesto Kevin Jennings, direttore esecutivo di gay Lesbian & straight Education Network - Che i ragazzini ammazzeranno delle persone pur di non essere chiamati checche». Beth Reis, co-presidentessa della Coalizione per le Scuole Sicure di Washington (Safe Schools Coalition), che è attualmente impegnata nell’ultimo anno di uno studio quinquennale sulla violenza scolastica e l’adolescenza omosessuale, ha fatto notare che la storia di Carneal testimonia come le provocazioni sull’omosessualità siano probabilmente oggi la forma più diffusa di bullying scolastico - a prescindere dall’effettiva inclinazione sessuale della vittima. Non sorprende, ha spiegato, che sia alla radice di alcuni degli episodi più violenti.

Da “Checca” alla Violenza

Pare che anche gli studenti più brillanti e tolleranti reagiscano male di fronte all’omosessualità. Secondo un’indagine pubblicata a novembre su Chi è Chi fra gli Studenti Americani - condotta su più di 3.000 studenti selezionati da funzionari scolastici e consigli comunali sulla base dei risultati scolastici e sociali - più del 47% degli intervistati si sono identificati come aventi più o meno pregiudizi contro gli omosessuali. Alla domanda se avessero pregiudizi contro altre sei categorie razziali, etniche e religiose, fra l’80 e il 95% degli stessi intervistati ha risposto «per nulla» ogni volta.
Nel frattempo, un’indagine condotta dal GLSEN sui 42 più grandi distretti scolastici degli USA, pubblicata a settembre, ha scoperto che 32 di questi distretti non offrono al personale alcuna opportunità di formazione sull’omosessualità. Solo in sei dei 42 distretti i funzionari incoraggiano curriculum che offrono informazioni sull’omosessualità; e solo 14 distretti sostengono gruppi extracurriculari come le alleanze studentesche gay e lesbiche.
Questa riluttanza ad occuparsi di omosessualità risulta doppiamente tragica - sostengono gli attivisti gay - mentre aumentano le prove che gli studenti gay o presunti tali sono quelli più probabilmente coinvolti - come vittime o come assalitori - nella maggior parte degli episodi di violenza scolastica. Uno studio dei Centri USA per il Controllo delle Malattie, condotto nelle scuole superiori del Massachusetts nel 1995 e pubblicato lo scorso maggio, ha confermato le peggiori paure degli attivisti gay. La probabilità che studenti che si considerano gay e bisessuali riportino di essere stati minacciati con un’arma a scuola nel mese precedente è cinque volte più alta; che abbiano saltato la scuola per paura per la loro incolumità è quasi doppia.
David Buckel, legale per gli affari scolastici del Fondo Lambda per la Difesa Legale e l’Educazione, ha detto che, a giudicare dalle lamentele dei genitori che arrivano al Lambda, quando gli studenti maschi chiedono aiuto, la risposta che nella stragrande maggioranza dei casi ricevono dagli amministratori in questa atmosfera violenta è qualcosa tipo “fa’ da te come un uomo”. Che lo studente sia omo o eterosessuale, Jennings conclude, questa attitudine coltiva la violenza e svaluta gli studenti gay. Reis ha inoltre sottolineato che anzitutto il fatto che gli adulti siano disposti a permettere assalti contro la dignità di un’altra persona, spesso con insulti anti gay come checca, è il cuore del problema. Proprio la parola checca ha generato alcuni raccapriccianti incidenti.
Quello di Carneal non è l’unico esempio. Nella serie disturbante di attacchi violenti fra studenti che sono finiti in prima pagina negli ultimi anni, almeno tre dei perpetratori si ritiene ora siano stati vittime di continue provocazioni anti gay. In uno degli incidenti, a maggio, il 15enne matthew Santoni pare abbia pugnalato un suo compagno di scuola a Northampton, Mass. Gli amici dell’assalitore e i suoi confidenti recentemente hanno dichiarato all’Out che Matthew stava lottando per capire la sua inclinazione sessuale al tempo dell’attacco. La vittima, hanno detto, era un caporione della persecuzione anti gay a carico di Santoni. In un altro incidente, il 14enne Barry Loukaitis ha sparato a due compagni e ad un insegnante a Moses Lake, Wash., nel 1996. Anche qui, la vittima principale, Manuel vela, era un capo nella persecuzione anti gay dell’assalitore. I compagni di classe hanno testimoniato durante il processo, di cui alcuni stralci sono poi stati trasmessi in TV, che Barry aveva giurato di uccidere Vela dopo che il ragazzo lo aveva ripetutamente chiamato checca il mese prima della sparatoria. «Credevi che essere chiamato checca fosse brutto - il padre di Vela ha detto a Loukaitis quando stava per essere emessa la sentenza - forse “dolcezza” suonerà meglio ora».
Gli attivisti gay dicono che questi incidenti, assieme alla recente uccisione di Matthew Shepard nel Wyoming, rappresentano gli estremi di come l’attacco fisico e verbale contro i gay nelle scuole può andare a finire. «Si tratta della punta di un iceberg di forme minori di violenza e maltrattamenti nelle nostre scuole» - ha detto Rea Carey, capo della National Youth Advocacy Coalition. Per Jennings, gli incidenti sono «un diretto risultato dell’ambiente di intolleranza nelle nostre scuole che noi abbiamo permesso si creasse....E ora sta ricadendo su di noi».

Cercando Protezione Legale

Con in mente queste tragiche storie, i rappresentanti di cinque organizzazioni che lavorano coi ragazzi omosessuali, accompagnate da due giovani gay, hanno partecipato ad una conferenza alla Casa Bianca con più di 100 educatori ed attivisti della sicurezza nelle scuole, il 15 ottobre scorso. Richard Socarides, il contatto fra la casa Bianca e la comunità omosessuale, ha detto che il convegno è stato organizzato in risposta alle notizie di attacchi violenti nelle scuole, quali quelli che hanno coinvolto Carneal, Santoni e Loukaitis. Il tema principale era la lotta alla violenza in generale, e nessuno dei gruppi gay è intervenuto durante le tre sezioni dell’evento, che è durato tutto il giorno. Socarides ha detto che la decisione di invitare i gruppi è stata presa tardi, dopo la morte di Shepard il 12 ottobre, e pertanto i loro interventi non erano in scaletta.
Oltre a Jennings e Carey, c’erano i rappresentanti di Genitori, Famiglie e Amici di Lesbiche e Gay, il Fondo Lambda per la Difesa Legale e l’Educazione, e l’Istituto Hetrick-Martin di New York. Ma la maggior parte dei rappresentanti gay si è detta delusa dalla scarsa attenzione dedicata ai maltrattamenti anti gay e al loro rapporto con la violenza scolastica. «Non c’era da stupirsi, ma è stata una delusione» - ha detto Carey, che ha anche osservato che i temi gay non sembravano essere sullo “schermo radar” di nessuno degli altri attivisti per la sicurezza scolastica e degli educatori con cui aveva parlato durante la conferenza. Dello stesso avviso Verna Eggleston, direttrice dell’Hetrick-Martin.
Il Presidente Clinton nel suo intervento ha espresso tristezza per la morte di Shepard, raccomandando urgentemente tolleranza nelle scuole. «Se [gli studenti] diventano vittime del clima corrente di pregiudizio e bigottismo e di un senso di opposizione e isolamento, a causa della nostra diversità sempre in aumento - ha messo in guardia Clinton - ciò potrebbe distruggere completamente la nostra società in un modo che non possiamo nemmeno immaginare e non potremmo aver immaginato negli anni delle lotte per i diritti civili». Ha poi aggiunto, senza menzionare direttamente il maltrattamento anti gay, di aver dato istruzioni al Dipartimento dell’Istruzione affinché «incrementino le misure contro la discriminazione e i maltrattamenti a carico degli studenti».
La legge federale sui diritti civili non bandisce la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Ma Buckel ritiene che il Capo IX dell’Emendamento sull’Istruzione, che vieta la discriminazione basata sul sesso in tutte le istituzioni educative che ricevono finanziamenti federali, può essere usato per assicurare protezione agli studenti omosessuali. Una “chiarificazione” del Capo IX fatta nel 1997 dall’Ufficio Diritti Civili del Dip. dell’Istruzione apre alcuni spazi di manovra. La sentenza in un caso che coinvolgeva un ragazzo gay in Arkansas lo scorso giugno conferma che il Capo IX può anche essere interpretato come protezione contro le molestie anti gay a sfondo sessuale. Buckel ha detto che la Lambda sta ora lavorando per estendere ulteriormente la portata di tale protezione. Per esempio, secondo Buckel, dire a un ragazzo di difendersi da solo, o anche semplicemente di essere abbastanza forte da ignorare gli insulti verbali, ammonterebbe a una discriminazione di genere se si potesse provare che la scuola è intervenuta o interverrebbe in situazioni simili se a essere coinvolte fossero delle studentesse.
Per Reis, comunque, la soluzione è più radicale: Parlarne. Reis, che lavora per il dipartimento della sanità di Seattle, ha raccontato la storia di una discussione sulla pubertà da lei recentemente condotto in una quinta elementare. La conversazione ha toccato l’orientamento sessuale per alcuni minuti, e poi un ragazzo le si è rivolto per avere altre informazioni. «Mi ha chiesto, con la più dolce delle vocine, “checca è una brutta parola per i gay?” E io ho detto “sì”. E lui ha detto “non lo avevo capito”». Reis ha riflettuto, notando che il ragazzo ha poi detto che non avrebbe più usato la parola. «È quel tipo di conversazione che, fosse mai accaduta con i due giovani che sono ora accusati di aver assassinato Matthew Shepard, se in 13 anni di scuola avessero mai avuto quella conversazione......Matthew potrebbe essere vivo oggi».

(Fonte: The Washington Blade, 18.12.98)


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