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Difetto di diritti civili, perché coppie di fatto, perché lesbiche

La Corte respinge le accuse di discriminazione mosse da due studentesse lesbiche al College che non riconosce loro il diritto di abitare con le proprie compagne

New York - La Corte ha deciso che la Scuola Superiore di Medicina Albert Einstein ha diritto di espellere due studentesse lesbiche che alloggiavano con le loro compagne in appartamenti sovvenzionati dalla scuola.
Il giudice Franklin Weissberg della Corte di Stato Suprema di Manhattan ha respinto la causa in cui le due donne accusavano la politica degli alloggi della Scuola di discriminazione nei loro confronti sulla base dello stato civile e dell'inclinazione sessuale.
"La loro vera accusa non è tanto contro la Scuola quanto contro il rifiuto da parte del Parlamento dello Stato di New York di legittimare i matrimoni omosessuali", ha spiegato Weissberg.

La Scuola Einstein, che fa parte dell'Università di Yeshiva, consente solo a studenti, loro coniugi e figli a carico di alloggiare negli appartamenti offerti dalla Scuola a un prezzo inferiore a quello corrente sul mercato.
Le studentesse Sara Levin e Maggie Jones erano entrambe assegnatarie di tali alloggi, ma hanno fatto causa alla Scuola quando questa ha rifiutato la loro richiesta di alloggiare le rispettive compagne.
Levin e Jones sostengono che la Einstein viola la legislazione municipale e statale che proibisce la discriminazione sulla base dello stato civile. Affermano che, poiché non possono sposare legalmente le proprie compagne, sono in effetti escluse dagli alloggi della Scuola e dunque la politica di assegnazione della stessa risulta discriminatoria.
Weissberg non è daccordo. Ritiene che nulla nella legislazione in vigore proibisca alla Einstein di distinguere fra coppie sposate e non, nel decidere a chi assegnare gli alloggi.

Il giudice ha inoltre respinto l'argomentazione delle due donne secondo cui la politica della scuola produce su di loro un impatto discriminante in quanto lesbiche. Ha rilevato che a entrambe era stato assegnato un alloggio, ma ciascuna sta attualmente contestando per come la politica scolastica ricade sulla propria compagna, non studente.

Il giudice ha sottolineato che la Corte d'Appello, il tribunale supremo dello Stato, ha chiaramente respinto interpretazioni estensive della legge che consentano alle coppie di fatto di godere degli stessi diritti delle coppie sposate.
La legge non aveva l'intento di coprire il caso di alloggi pagati dalle istituzioni scolastiche, secondo il giudice, e comunque a tali istituzioni tradizionalmente si riconosce ampia discrezionalità nei criteri di assegnazione.

Michael Adams, avvocato e direttore associato del Progetto Diritti di Lesbiche e Gay della Unione Americana per le Libertà Civili, che ha aiutato a istruire il caso, ha qualificato la sentenza come deludente. "È una realtà che nelle cause che si riferiscono a diritti civili ci confrontiamo a volte con gudici non illuminati. Ricorreremo in appello e confidiamo nella vittoria", ha dichiarato.

È quantomeno curioso che, mentre il Presidente degli Stati Uniti lancia progetti federali di lotta agli hate crimes, la giurisprudenza e la legislazione rimangano assolutamente impermeabili al cambio, fisse nello schema della "famiglia legale", ovviamente eterosessuale. Se lo Stato è il primo responsabile della perpetuazione delle discriminazioni, forse non c'è bisogno di andare tanto lontano quando ci si interroga sul perché di certi eventi violenti. Ma l'autocritica non sembra essere, storicamente, il forte della politica statunitense. In nessun campo.

Serena Vitale
(Fonte: Associated Press)


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