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23 marzo 1999
I diritti di una co-mamma
sulle figlie della sua ex compagna

Cosa succede quando una relazione finisce? Quali sono i diritti dei figli e dei genitori che si separano? Si tratta di un settore ancora in febbrile evoluzione, in cui il diritto di famiglia cerca faticosamente di stare al passo con i cambiamenti della società. Ma, se nel caso di famiglie non tardizionali eterosessuali, molti passi avanti già si sono fatti, i diritti di una co-mamma lesbica che si separa dalla madre naturale delle sue figlie sono ancora tutti da decidere.

California - Gli avvocati che rappresentano una lesbica della East Bay che rivendica i suoi diritti di genitrice su due bambine della sua ex compagna hanno sempre classificato questa causa come una battaglia per i diritti civili.
Hanno sostenuto la tesi suddetta durante l'udienza di martedì 23 marzo, davanti alla Corte d'Appello del Primo Distretto, paragonando direttamente il caso della loro cliente alla sentenza storica della Corte Suprema degli Stati Uniti, Brown contro Ministerio dell'Istruzione.
Quella sentenza del 1954, in cui la Corte dichiarò illegali le scuole per neri "uguali-ma-separate", fu inevitabile, ha ricordato alla corte l'avvocata E. Elizabeth Summers. Lo stesso vale, ha sottolineato, per quel che riguarda la legge attuale, che vieta alla madre non biologica di rivendicare i propri diritti di genitrice quando una relazione lesbica finisce.
"È inevitabile che un giorno una qualche Corte della California sentenzi che tutti i figli e tutti i genitori devono essere trattati nella stessa maniera. Il risultato in questo caso è costituzionalmente obbligato".

Rimane da vedere se la Corte sarà d'accordo. Ma i giudici sembrano allarmatamente coscienti che la loro decisione in questo caso potrebbe avere ampie conseguenze.
Il giudice Daniel Hanlon, che presiede la giuria, ha garantito ad una larga e nervosa folla di donne che tutti i punti di vista "in questo importante caso" saranno presi nella giusta considerazione. Tanto lui quanto i suoi due colleghi, Marcel Poché e Timothy Reardon hanno pertanto ignorato i normali limiti di tempo e si sono dedicati profondamnete a un caso che potrebbe cambiare il modo in cui le corti californiane considerano le famiglie non-tradizionali. Ricordiamo, infatti, che nel sistema giudiziario anglosassone di common law, ciascuna sentenza crea un precedente a cui sentenze successive si devono conformare.

La legge attualmente in vigore discrimina le lesbiche in modo particolare. Non possono contrarre matrimonio e, in molti stati, è loro vietato adottare i figli della compagna a causa della opposizione alle adozioni da parte di coppie omosessuali. Inoltre, già esistono precedenti casi in cui a una madre non biologica (quelle che in italiano si chiamano co-mamme) in una relazione lesbica è stato negato il diritto all'affidamento e alle visite stante l'obiezione della madre naturale.
Per questo gli avvocati stanno cercando una strada alternativa, rivendicando la maternità de facto e i diritti di visita tramite le procedure di attribuzione della custodia.

I giudici sono apparsi affascinati dall'idea ma sono molto reticenti rispetto alla possibilità di stabilire un precedente rivoluzionario. Dopo tutto, la stessa Corte Distrettuale nel 1991 ha respinto una argomentazione di maternità de facto da parte di una lesbica in un caso per l'attribuzione dell'affidamento, Nancy V. contro Michele G.; però la custodia allora non venne mai trattata.
Il giudice Poché era particolarmente loquace, chiedendosi se la legge della California permetta un genitore de facto al di fuori della normativa sui doveri di mantenimento (gli "alimenti") e chiedendosi come questa cosiddetta "custodia con visite" sarebbe messa in pratica.
Il caso deriva dalla rottura, avvenuta nel 1990, di una relazione che durava da cinque anni fra due lesbiche, Kathleen Crandall e Lisa Wagner. La Crandall rivendica di essere stata come una madre per le figle della Wagner, di cui la più piccola fu partorita a seguito di inseminazione artificiale durante il periodo in cui le due donne vivevano assieme.
Poiché la legge le impedisce di rivendicare i diritti di visita con procedure standard, la Crandall spera di ottenerli facendosi nominare custode delle due bambine. Il giudice Roderic Duncan della Corte Superiore della Contea di Alameda, ora in pensione, si trovò daccordo con l'argomentazione giuridica due anni fa, ma respinse ugualmente la richiesta della Crandall.
Gli avvocati attivisti dei diritti civili confidano che il caso porti a sentenze più ampie sul tema in futuro, perché, a loro dire, la legge attualmente non riconosce alcuna legittimità alle famiglie omosessuali.

Carol Amyx, che rappresenta la Wagner, ha ribattuto che la Crandall non ha mai provato di essere una madre de facto e ha sottolineato che la custodia si consente solo in caso che la madre naturale risulti controproducente per i propri figli.
I giudici sembrano dibattersi in questi argomenti contraddittori, se la custodia possa essere concessa nonostante l'obiezione di una madre naturale perfettamente capace, e se questa sorte di "custodia con visite" non lasci piuttosto la porta pericolosamente aperta a chiunque sia stato in buone relazioni con una mamma.
Joan Hollinger, esperta in diritto di famiglia, ha rassicurato su quest'ultimo punto. "Quando si forma una famiglia includendo persone che non sono biologicamnete legate far loro, bensì incluse affinché partecipino della funzione di genitori, queste non si possono più considerare come degli estranei"

Hollinger e altri - fra cui il Centro Nazionale per i Diritti delle Lesbiche e la Unione Americana per le Libertà Civili - sostengono che una custodia di questo tipo è nell'interesse dei bambini perché l'assenza di una donna che considerano una madre è dannosa per il loro benessere.
La Amyx ha risposto asserendo che il caso non riguarda gli interessi delle bambine, bensì il fatto che una persona che non è una genitrice stia cercando di usurpare i diritti di una genitrice naturale. Ha notato inoltre in che maniera conveniente "la agenda personale della Crandall coincida con l'agenda politica di molti gruppi". "Questo non è Brown contro Ministerio dell'Istruzione - ha sostenuto - Questa è una lesbica, che non è una madre, che cita in giudizio un'altra lesbica, che è una madre. Non è un caso di diritti civili. Non dovrebbe essere incoraggiato. In nessun modo".

 


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