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Chi ha paura
del lupo cattivo?

'It's elementary' (È elementare), un documentario che spiega ai bambini l'omosessualità, verrà finalmente trasmesso in televisione.

Il documentario, nato dall'impegno coraggioso di una madre lesbica, dimostra come gli atteggiamenti omofobici siano assorbiti fin dalla più tenera età, e si propone, al tempo stesso, come uno strumento educativo, soprattutto per il personale docente. Nell'attesa che l'omosessualità smetta di essere considerata 'anormale' e venga proposta nel percorso educativo come una semplice preferenza.
L'annunciata programmazione televisiva del filmato, che finora è circolato solo come materiale didattico, suscita aspre polemiche da parte dell'estrema destra. Che ha ancora paura del lupo (della lupa, in questo caso) cattivo.

"Credo che sia un vero e proprio spartiacque - dice Debra Chasnoff, che ha diretto e co-prodotto assieme a Helen Cohen il video - Penso che sia davvero importante. Quando cominciammo a lavorare al progetto, nei primi anni Novanta, la gente diceva che l'America non era pronta per parlare di tutto questo".
Pronta o no, da quando 'It's elementary' ha debuttato, nel 1996, la gente ha trovato sempre più difficile evitare il tema dell'educazione di bambine e bambini sull'esistenza di persone omosessuali e sulla tolleranza - ed in parte questo è successo proprio grazie al lavoro paziente della Chasnoff e della Cohen, che hanno convinto insegnanti, genitori, amministratori della cosa pubblica a visionare il film.
Diretto soprattutto agli adulti, il video è attualmente in dotazione presso circa 3.000 scuole e più di 500 facoltà di scienze dell'educazione, soprattutto come strumento per sensibilizzare gli insegnanti.

Negli ultimi anni, studenti e studentesse omosessuali e i loro genitori hanno riportato un numero crescente di vittorie giudiziarie contro istituzioni scolastiche che non avevano garantito loro protezione contro la discriminazione ed il circolo vizioso dei maltrattamenti.
Gay e lesbiche adolescenti hanno cominciato a 'venir fuori dall'armadio' e, appoggiati dai loro genitori, hanno costretto le istituzioni scolastiche a fare i conti con la loro presenza ed i loro diritti. Genitori e genitrici omosessuali - come la stessa Chasnoff, l'autrice del video - hanno moltiplicato i loro sforzi per assicurare che bambini e bambine che vivono con coppie omosessuali non siano emarginati in classe.
Quando la Chasnoff iniziò la lavorazione del film, il più grande dei suoi figli, che ora ha 10 anni, stava cominciando l'asilo in una scuola pubblica di San Francisco. "Lui era convinto che la sua famiglia - due mamme - fosse la cosa migliore sulla faccia della Terra - racconta la Chasnoff - Io ero molto preoccupata sul tipo di informazioni che avrebbe raccolto dagli altri bimbi o dalla assoluta censura sul tema dell'omosessualità nella scuola elementare". Le sue preoccupazioni furono confermate da un evento sconvolgente, quando lei e la sua compagna si trovarono a parlare davanti alla classe del bambino, in seconda elementare. "Entrammo. Un ragazzino mi fissò e mi chiese 'Sei una lesbica?', quindi lanciò un urlo e corse dall'altra parte della stanza - racconta la Chasnoff - Da dove prendono l'idea a quell'età che la mamma di un compagno di classe sia un potenziale oggetto di disgusto?".
La discriminazione è un processo che comincia troppo presto.
Lasciando da parte l'idea che le menti innocenti di quell'età non abbiano bisogno di informazioni concrete sull'omosessualità, 'It's elementary' conduce il pubblico all'interno di sei classi, dove risulta chiaro che anche i più piccoli hanno già sentito parlare di persone omosessuali e hanno assorbito atteggiamenti negativi nei loro confronti. In una classe di New York City, ad esempio, bimbe e bimbi dicono dozzine di parole che associano con 'gay': da 'amore' a 'perverso' a 'malato'.
Il messaggio del video è che l'omofobia si radica in fretta e ferisce la gente - e che la scuola è un luogo privilegiato per educare alla tolleranza.
"Uno dei nostri obiettivi era aprire un dibattito in un momento in cui nessuno osava affrontare il tema. Le scuole, dovrebbero farlo o no? Si supponeva semplicemente che nelle scuole non se ne parla, e punto", commenta l'autrice.

Non è facile valutare l'impatto che avrà sulla proiezione televisiva del video - che dura 77 minuti, ma è stato ridotto a meno di 60 nella versione televisiva - la crociata di opposizione montata dalla destra radicale per evitare la programmazione di 'It's elementary'. Vari gruppi aderenti alla crociata, che credono che l'omosessualità sia sbagliata, immorale e persino malefica, hanno inviato proteste di massa via e-mail alle reti televisive, hanno messo in rete messaggi di allerta, sono apparsi per radio e TV per porre i propri seguaci in stato d'allerta e spingerli a fare pressione sulle reti televisive locali perché boicottino il video.
Nella lettera per la raccolta dei fondi, Donald Wildmon, della 'Associazione Famiglia Americana', scrive che "una bomba pro-omosessualità è stata sganciata sulle scuole elementari dei nostri figli", e argomenta che il video sovverte gli insegnamenti morali della famiglia.
Dott. James Kennedy e il suo gruppo religioso della Florida si sono spinti oltre. Nel suo programma TV settimanale di predica evangelica, Kennedy ha definito il documentario molesto e pericoloso, un "programma propagandistico che incoraggerà i bambini all'omosessualità".
Beverly LaHaye, delle 'Donne Preoccupate per l'America', nella sua lettera per la raccolta dei fondi, definisce il video un "nuovo grosso sforzo per reclutare bambini innocenti allo stile di vita tragicamente distruttivo della omosessualità".
Persino 'Dr. Laura', popolare consulente e commentatrice culturale radiofonica, ha preso posizione. Pur non opponendosi alla trasmissione del programma, lo ha definito anti cristiano e "chiaramente una agenda" che insegna ai bambini che gay è OK. "Penso che la pedofilia sarà il prossimo passo", ha detto durante il suo programma del 7 maggio scorso.
Uno dei molti modi in cui potevano realizzare il progetto, racconta la Chasnoff, era "dare lo stesso spazio nel filmato anche a quanti ritengono che il tema non debba essere affatto discusso". Non lo hanno fatto perché "è proprio questo il punto di vista dominante nella nostra società".

E i risultati, sfortunatamente, li conosciamo.

Serena Vitale


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