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Stati Uniti d'America
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SOMMARIO
Il Pentagono rivede la sua politica verso i gay e le lesbiche nelle forze armate, nel tentativo di fermare le violenze e le discriminazioni... troppo poco e troppo tardi.

nella foto (AP): Barry Winchell, ucciso da un commilitone perché creduto omosessuale


Il Pentagono ‘chiarisce’
la politica verso i gay

Nuove norme dopo l'aumento
delle violenze verso lesbiche e gay

New York - Il pentagono ha fissato il 13 agosto una nuova serie di norme con lo scopo di mettere fine agli abusi e alle discriminazioni causate dalla politica del governo conosciuta come 'don't ask, don't tell' (non chiedere, non dire), che stabilisce che gli omosessuali sono benvenuti nelle forze armate nel momento in cui non rendono pubblico il loro orientamento sessuale, e che le autorità militari non hanno nessun diritto di indagare nella vita privata dei militari.
Questa politica, aspramente criticata dalle organizzazioni che si battono per i diritti civili, ha lasciato i e le militari omosessuali presenti nell'esercito americano nel pericolo di ricatti, violenze e discriminazioni d'ogni sorta, col risultato che il numero degli omosessuali forzati a congedarsi è aumentato di anno in anno, l'esatto opposto di quello per cui la legge era stata pensata.
"Ho voluto rendere chiaro che tra i militari non c'è spazio per maltrattamenti o minacce", ha dichiarato il Segretario alla Difesa William Cohen in occasione della presentazione del nuovo regolamento, "ho dato istruzione al personale militare di assicurarsi che il regolamento sia capito chiaramente e che sia applicato correttamente".

Il nuovo regolamento non cambia però la politica del 'don't ask, don't tell' tenuta dal governo americano fin dal 1994, ma si ripromette soltanto di regolare con maggior chiarezza come le autorità militari dovrebbero indagare le 'accuse' di omosessualità tra i ranghi delle forze armate. È richiesto alle truppe di sottoporsi a corsi obbligatori su come comportarsi con i commilitoni sospettati di essere gay, e viene stabilito che le eventuali indagini dovranno essere condotte solamente da ufficiali.
La decisone del Pentagono è venuta a seguito di un aumento senza precedenti delle violenze e dell'omofobia nelle caserme americane, e da ultimo del brutale omicidio di un giovane militare, Barry Winchell, ucciso perché creduto omosessuale da un commilitone diciottenne, Calvin Glover.

Le organizzazioni omosessuali hanno subito attaccato polemicamente la decisione, che viene troppo tardi e che rimane pericolosamente discriminatoria ed inaccettabile. Michelle Benecke, co-direttrice del Servicemembers Legal Defense Network, ha dichiarato che la misura "è un piccolo passettino fatto per risolvere il problema dei maltrattamenti ... Quello che manca è l'impegno da parte delle gerarchie militari di fermare i maltrattamenti alla radice".

Il Servicemembers Legal Defense Network, un gruppo di base a Washington che si prefigge di sostenere i gay e le lesbiche nelle forze armate, ha monitorato la situazione da quando la politica del 'don't ask, don't tell' è diventata operativa nel 1994, riportando un sensibile incremento annuale dei congedi forzati; lo scorso anno, secondo le cifre fornite dallo stesso Pentagono, sono state congedatie1145 persone con l'accusa di omosessualità. L'organizzazione ha anche riportato un incremento dei maltrattamenti e delle violenze a scapito di gay e lesbiche, più che raddoppiati lo scorso anno rispetto all'anno precedente, e ha denunciato l'atteggiamento delle gerarchie militari, volto ad indagare senza alcun diritto sulla vita privata dei membri dell'esercito senza d'altra parte fare nulla per punire coloro che vengono trovati colpevoli di violenze a danni di persone omosessuali.

(MondoQueer - fonte: ABC America)


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