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Stati Uniti d'America, Aprile 1999
Per scelta o per nascita?
Nuovo studio mette in dubbio l'origine genetica dell'omosessualità

Washington - Un nuovo studio rivela che non ci sarebbero evidenze sull’origine genetica dell’omosessualità e  mette in dubbio una precedente ricerca che suggeriva l’ipotesi che l’omosessualità maschile fosse trasmessa dalla madre al figlio.

Secondo la nuova ricerca, condotta dall’équipe del ricercatore George Rice dell’Università dell’Ontario, non esiste un gene gay condiviso da fratelli omosessuali nella sequenza del DNA in una regione del cromosoma X chiamata Xq28. Secondo la ricerca precedente, condotta dal genetista Dean Hamer del “National Cancer Institute” e pubblicata per la prima volta su “Science” nel 1993, 33 coppie di fratelli gay su un campione di 40 condividevano 5 sequenze di DNA nella posizione Xq28.

“Non è chiaro il motivo per cui i nostri risultati sono così in contraddizione con quelli della ricerca originale di Hamer” ha dichiarato George Rice, e “poiché la nostra ricerca è stata più estesa della precedente, avevamo certamente abbastanza possibilità di individuare un effetto genetico altrettanto ampio di quello riportato in quella ricerca” , concludendo che “i dati in nostro possesso non indicano la presenza di un gene che influenzi l’orientamento sessuale”.

Altre due ricerche erano state condotte in precedenza a seguito di quella condotta da Hamer, la prima pubblicata su Nature Genetics nel 1995 e la seconda presentata alla conferenza della “American Psychiatric Association” a Toronto nel 1988, ed entrambe sostenevano le tesi di Hamer. Tutti gli studi si erano comunque occupati soltanto di una parte del cromosoma X e George Rice ha aggiunto che “questi risultati non precludono la possibilità di un gene individuabile da qualche parte nel genoma” e che “tutti ritengono che ci sia qualcosa di genetico nell’omosessualità”.

Ruth Hubbard, un biologo dell’Università di Harvard, e Elijah Wald, hanno esaminato gli studi precedenti in un capitolo del loro libro “Exploding the Gene Myth: How Genetic Information is Produced and Manipulated by Scientists, Physicians,Employers, Insurance Companies, Educators, and Law Enforcers”. Secondo i due le conclusioni raggiunte da tutti questi ricercatori sarebbero tutte dubbiose e superficiali, in quanto non esisteva un gruppo di controllo o era inadeguato, i campioni di persone non erano casuali, i risultati avrebbero potuto suggerire conclusioni differenti ed altrettanto plausibili. Lo studio condotto qualche anno fa da un ricercatore di nome LeVay ad esempio, secondo cui l'omosessualità maschile è "causata" da un ipotalamo più piccolo di quello presente nel cervello degli eterosessuali, si baserebbe sulla comparazioni di cadaveri di omosessuali con cadaveri di eterosessuali, tutti vittime di Aids; non esisterebbe nessuna base scientifica certa che le dimensioni ridotte dell’ipotalamo siano una differenza reale tra omosessuali ed eterosessuali piuttosto che possibili effetti della malattia.

La cosa importante non sono pertanto i risultati discordi di tutti gli studi condotti fino ad oggi per spiegare le “cause” dell’omosessualità, studi condotti per lo più da scienziati omosessuali per cercare di "dimostrare" che l'omosessualità è un fattore biologico e che quindi essere omosessuali è un fatto assolutamente naturale come essere mancini.

La cosa importante non è come e perché esistiamo, ma che esistiamo, che siamo sempre esistiti e che siamo qui a pretendere rispetto, per, come ha dichiarato Grif&Mac222;th Vaughan Williams, rappresentante della UK Campaign for Homosexual Equality “essere trattati da eguali”.

Luca Balboni


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