MondoQueer
rassegna stampa
clicca sul logo per tornare alla prima pagina


Corriere della Sera
19 novembre 1999

PERSONAGGI
E' morto a Tangeri a 89 anni lo scrittore americano. Una vita avventurosa, la droga, l'amicizia con Camus e Sartre
Bowles, i viaggi di un sognatore scandaloso

Il poeta ribelle, autore del “Tè nel deserto”: un'odissea autobiografica che piacque a Bertolucci

E' morto ieri a Tangeri, in Marocco, a 89 anni, lo scrittore americano Paul Bowles. Ricoverato in clinica il 7 novembre in seguito a una crisi cardiorespiratoria, era in coma da sabato.
Poco prima di morire Allen Ginsberg andò con William Burroughs a Tangeri a salutare Paul Bowles; vennero fotografati per la strada, non più eroi di trasgressione ma attempati membri dell'Accademia americana e insigniti dell'onorificenza culturale parigina di Jack Lang.
Anche Paul Bowles quando li ricevette non era più un eroe ma il mito dei suoi passati eroismi, e viveva da vero ambasciatore della cultura americana a Tangeri, da etnologo internazionalmente famoso della civiltà marocchina e algerina, da traduttore coraggioso dello scrittore magrebino Mohamed Choukri, l'autore di Il pane lungo, una violenta autobiografia che racconta la sua vita turbinosa da prostituto, da drogato, da carcerato, da ricoverato in manicomio, da analfabeta che ha imparato a leggere a vent'anni.
Nato a New York nel 1910, Paul Bowles fu scoperto dal compositore Aaron Copland e da Virgil Thomson e con la guida loro e di Nadia Boulanger anche lui divenne un compositore famoso, con una vena post impressionista alla Eric Satie. Ma già mentre studiava musica scriveva poesie e a 19 anni gliene pubblicò qualcuna la celebre rivista d'avanguardia “Transition” che si stampava a Parigi: erano quelle che lo scrittore aveva portato a Gertrude Stein e che alla scrittrice non erano piaciute, come risulta dall'autobiografia di Bowles Senza fermarmi del 1972 (che William Burroughs soprannominò “Senza raccontarmi” riferendosi alle reticenze dell'autore).
Bowles era partito da un profondo interesse per Edgar Allan Poe e per l'immaginazione neogotica, si avvicinò poi ai surrealisti e alla scrittura automatica di André Breton, oltre che a Lautréamont e a Paul Eluard. L'autobiografia racconta minuziosamente i numerosi viaggi che Bowles fece da giovane nei vari villaggi-città del Marocco; peripezie simili a quelle narrate in Il tè nel deserto (il titolo sensazionalistico con cui Massimo Pini della Sugar ha tradotto l'originale The Sheltering sky uscito in America nel 1949).
Il tè nel deserto è un libro di facile lettura, avvincente come un romanzo di viaggio e scritto da un grande poeta; eppure quando uscì suscitò una certa reazione sfavorevole. Bowles era già un compositore famoso e l'impostazione neogotica e surrealista del libro, che lo fece diventare in un primo momento un bestseller, lo fece poi cadere nell'oblio, dal quale lo tolse la favolosa riproduzione cinematografica di Bernardo Bertolucci.
Il libro, nonostante l'energica denegazione di Bowles, è molto autobiografico e racconta due viaggi veri fatti dall'artista in Marocco e in Algeria, il primo nel 1932 e il secondo nel 1947. Mentre scriveva le pagine della morte del protagonista, ritraendovi scene del delirio vissuto nell'ospedale americano di Neuilly a Parigi dove era stato ricoverato per una febbre tifoidea nel 1932 reduce da Fez, scoprì il majoun (un dolce di hashish e frutta secca e miele) che gli esaltò l'immaginazione (più tardi ha detto: “Mi ha fornito soluzioni del tutto diverse da quelle che avrei trovato senza usarlo”). Dal Marocco andò nel Sahara ed entrò in Algeria, vero ambiente del romanzo; a Timimoun gli raccontarono la storia che fece da materiale per La delicata preda, una storia macabra di puro stampo neogotico, il libro più famoso insieme a Un episodio lontano del 1945.
Il tè nel deserto venne definito da Bowles un “romanzo della morte” e in un secondo momento un “romanzo della memoria”. La moglie scrittrice, Jane, che Bowles ha reso protagonista del libro, in realtà non partecipò al viaggio.
Tra i suoi viaggi Bowles visitò l'India dove andò ad abitare su una isoletta davanti a Ceylon comprata e presto venduta. Personaggio sofisticato del jet set letterario internazionale, frequentò, nel corso degli anni, tutti i letterati e gli artisti del momento. L'amicizia con Camus e Sartre gli diede un'impronta esistenzialista che lo spinse a cercare, in un mondo ancestrale, tutt'altro che primitivo, quella civiltà che si andava distruggendo nel costume occidentale. Tangeri diventò la sua seconda patria. Nel 1989 mi scrisse che non aveva intenzione di ritornare in America dove era stato l'ultima volta nel 1968. La sua bibliografia comprende quattro romanzi, quattro raccolte di racconti, quattro raccolte di saggi, una raccolta di poesie, una ventina di traduzioni dal francese e dall'arabo, una decina di dischi e lunghe liste di composizioni.
Il suo romanzo più rappresentativo è forse In cima al mondo scritto nel 1964 e pubblicato nel 1966: un thriller intriso di storie e immagini violente, macabre, perverse. In un'intervista ha detto: “Forse è il meno interessante dei miei libri ma è quello scritto meglio. L'ho fatto quando fumavo kif senza interruzione”.
I libri di Paul Bowles sono stati tradotti in italiano da Garzanti.

Fernanda Pivano


MondoQueer" e' una iniziativa senza scopo di lucro. Sono graditi contributi, articoli e segnalazioni.