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Corriere della Sera
2 dicembre 1999

L'Arcigay: Vaticano "cieco e sordo". Pedrizzi (An): ora i cattolici di sinistra seguano il Pontefice
Il Papa: no alle coppie di fatto
"Conseguenze disastrose se cede la famiglia". Ed è subito polemica

CITTA' DEL VATICANO - L'etica "relativistica" insidia la famiglia "fondata sul matrimonio", ma se "cede la famiglia" si hanno "disastrose conseguenze" per la società e per gli individui più deboli: lo ha detto ieri il Papa all'udienza generale, invitando i cattolici a riscoprire - in occasione del Giubileo - "il valore della famiglia e del matrimonio". Giovanni Paolo II non ha citato esplicitamente le "coppie di fatto", né le "unioni civili", ma ovviamente la sua rivendicazione della "identità" tradizionale della famiglia fondata sul matrimonio comporta un'indiretta riaffermazione del no alle "nuove forme" di unione, che tante volte ha definito "incompatibili" con la dottrina cattolica. Ed è bastato quel riferimento indiretto del Papa alle unioni di fatto per riaccendere la polemica. Sergio Lo Giudice, presidente nazionale dell'Arcigay, accusa "il Vaticano" di voler "rimanere cieco e sordo di fronte alla società che cambia", pretendendo di "condannare all'isolamento" le persone dello steso sesso che chiedono "il riconoscimento sociale delle loro relazioni d'amore". A favore della posizione papale hanno parlato la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, di Rinnovamento italiano, e il senatore Riccardo Pedrizzi, di Alleanza nazionale. Per la Fumagalli Carulli lo Stato "prima di concedere benefici alle coppie di fatto" deve provvedere alle famiglie tradizionali. Pedrizzi assicura "la più totale adesione" di Alleanza nazionale all'insegnamento della Chiesa e sfida "i cattolici del centrosinistra a mettere in pratica le parole del Papa". Il quale aveva affermato che oggi "è la concezione stessa della famiglia, quale comunità fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, a essere presa di mira in nome di un'etica relativistica che si fa strada in larghi settori dell'opinione pubblica e della stessa legislazione civile". "La crisi della famiglia diventa, a sua volta, causa della crisi della società", ha detto ancora il Papa, facendo questa drammatica descrizione della ricaduta sociale del "cedimento" dell'istituto familiare: "Non pochi fenomeni patologici - dalla solitudine alla violenza, alla droga - si spiegano anche perché i nuclei familiari hanno perso la loro identità e la loro funzione". Giovanni Paolo II ha ancora aggiunto: "Dove cede la famiglia, la società viene a mancare del suo tessuto connettivo, con disastrose conseguenze che investono le persone, in particolare i più deboli: dai bambini agli adolescenti, ai portatori di handicap, agli ammalati, agli anziani". Come il danno della famiglia produce un danno sociale, così - per il Papa -dalla salute della famiglia può venire il bene della società: "L'autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell'ambito della societa".


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