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La Repubblica
6 ottobre 1999

L'altra faccia dei gay
"Tutti casa e chiesa"

La ricerca di due sociologi: ma quale trasgressione, hanno il partner fisso, sognano la famiglia e sono religiosi

di DONATELLA ALFONSO

Roma - Tutti casa e chiesa, i gay italiani. Prediligono il rapporto di coppia stabile, vorrebbero che la loro convivenza fosse riconosciuta in forma ufficiale, come per una famiglia qualsiasi: perché loro, che condividono compiti casalinghi e, quasi nella metà dei casi, la frequenza alle funzioni religiose, si considerano proprio così, famiglie qualsiasi. Con l'unica differenza che a comporre la coppia sono persone dello stesso sesso e che, in genere, i lavori di casa sono più equamente distribuiti che non quando sotto lo stesso tetto vivono un uomo e una donna. Altro che gay come simbolo di trasgressione, di vita al di fuori degli schemi, inclini alla promiscuità sessuale: dalla ricerca svolta dai sociologi bolognesi Marzio Barbagli e Asher Colombo per conto dell'Istituto Cattaneo e presentata ieri a Pisa al convegno sulle famiglie di fatto, emerge il ritratto di una tipica famiglia media italiana: con il segnale preciso che, se ci fosse una maggiore accettazione sociale, il numero di queste convivenze sarebbe molto più alto. E ci sono già bambini, in queste case: nel 7-8% dei casi tra le lesbiche e nel 2-3% tra i gay, insieme alla nuova coppia vivono i figli di precedenti relazioni. L'indagine, attualmente in corso di pubblicazione, si è svolta sull'arco di quattro anni, convolgendo 3500 omosessuali, di cui il 25% lesbiche. Sono proprio loro le più inclini ad una relazione stabile, che in ogni caso viene indicata come desiderabile dall'89% del campione intervistato. Anzi, i gay, sia uomini che donne, secondo i ricercatori sono inclini più degli eterosessuali della loro età alla convivenza: è la scelta fatta dal 30% delle lesbiche e il 15% dei gay con più di 35 anni, una percentuale che è del 15% per le lesbiche e per il 6% dei gay tra i 25 e i 29 anni. Omosessuali e, in ogni caso, contenti di esserlo e di aver reso pubblica la propria scelta: i tre quarti del campione accettano la propria identità e, messi nuovamente di fronte alla scelta, confermerebbero il loro orientamento sessuale. Le coppie gay vivono preferibilmente nelle grandi città, soprattutto al nord: il 40% dei 3500 intervistati si dichiara religioso. E, come nelle coppie eterosessuali, l'infedeltà comincia a farsi strada dopo un periodo di consolidata convivenza. Tradiscono più gli uomini che le donne omosessuali, in Italia come altrove: una analoga ricerca svolta in Francia ha segnalato infatti che il 67% delle lesbiche è fedele, contro il 52% dei gay. Ma questa voglia di normalità si scontra spesso con una realtà di intolleranza violenta: secondo i dati raccolti da un'indagine condotta via Internet, troppi gay, specialmente giovanissimi, subiscono violenze fisiche e psicologiche quando esprimono pubblicamente la loro omosessualità. I risultati del questionario diffuso via web, parte di un progetto finanziato dalla Ue e illustrati ieri a Firenze, segnalano che il 41,8% del campione, proprio per questo, ha pensato al suicidio in età adolescenziale, e il 14% lo ha tentato. Circa il 50% capisce la propria omosessualità prima dei 15 anni, oltre un quarto tra loro ha subito violenze: soprattutto verbali, ma anche fisiche e sessuali. Ed è la scuola il luogo dove più si verificano: partirà quindi una campagna di sensibilizzazione e informazione rivolta soprattutto a studenti e insegnanti, oltre che ad operatori sanitari.


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