MondoQueer
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Il Manifesto
10 ottobre 1999

Sesso, un diritto di scelta

LA BILANCIA di DARIA LUCCA

Secondo voi, esistono uguali diritti tra cittadini eterosessuali, omosessuali o transessuali? E' chiaro che la risposta è no, quando si consideri l'intero complesso dei diritti. Banalmente: le persone dello stesso sesso non possono ratificare istituzionalmente la loro unione. A meno che lo facciano in Svezia, Olanda e Danimarca. Per rimediare alla discriminazione fondata sull'orientamento sessuale, alla fine di settembre i deputati europei della lista Bonino hanno depositato al parlamento di Strasburgo una proposta di risoluzione. L'iniziativa prende spunto da una recentissima sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha condannato il governo inglese per la sua politica omofobica all'interno delle forze armate. Erano stati quattro militari a sollevare il caso. Ma poi si va oltre, chiedendo a Gran Bretagna, Austria, Portogallo, Grecia e Germania di abolire la differenza di età nella legittimità dei rapporti tra coppie eterosessuali ed omosessuali. Chiedendo l'estensione dello status di rifugiato, secondo la convenzione di Ginevra, ai gay cittadini di paesi in cui la persecuzione contro gli orientamenti sessuali arriva fino alla condanna a morte. Scottante problema che oggi riguarda molti esuli africani. Infine, sollecitando l'Unione ad uniformarsi in avanti per quanto riguarda i diritti acquisiti. Che cosa succederebbe, infatti, a una coppia gay olandese, legalmente costituita, che si stabilisca in Italia? L'unione non sarebbe convalidata. Il che si può equiparare a un ostacolo alla libera circolazione dei cittadini in Europa.

Vero. Altrettanto dicasi per la miriade di discriminazioni legali di cui fingiamo di ignorare l'esistenza. Sapete, ad esempio, che non si può cambiare nome all'anagrafe se non si cambia sesso? Fatto salvo il primo comma dell'articolo 3 della Costituzione, secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, nella pratica molto resta da fare per realizzare il secondo comma: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana...".

Lungo questa direttrice si pone la legge giacente alla commissione affari costituzionali di Montecitorio. Pochi articoli, molte polemiche, infiammate dall'insolito connubio costituito dal firmatario del testo (il diessino Antonio Soda) e il relatore in commissione (il popolare Paolo Palma). Alla base della legge, l'idea che, per rimuovere le discriminazioni, ci vogliono sì le sanzioni ma anche i cambiamenti culturali. Così, accanto al divieto di escludere una persona da una mansione o una promozione a causa dei suoi orientamenti sessuali, viene inserito un articolo che riguarda la scuola. Quando il testo sarà approvato, nelle scuole di ogni ordine e grado, "nell'ambito dei corsi di informazione o di educazione sessuale che si svolgono anche a titolo sperimentale, e nello svolgimento della normale attività didattica" sarà "vietata ogni manifestazione di intolleranza, dileggio, disprezzo, discriminazione o colpevolizzazione che possa risultare traumatica o sia in grado di turbare lo sviluppo della personalità di scolari o di studenti
omosessuali". Non è tutto, ma è un passo importante. Lo si capisce dalla violenza con cui la legge è stata bombardata dalla destra, quella cattolica in particolare. Anche per questo il ministro Laura Balbo ha deciso di rafforzarla con il ddl presentato venerdì in consiglio dei ministri.


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