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Avvenire
10 novembre 1999

Il capo dello Stato francese: una formula inadatta perché non dà alcuna sicurezza ai nuclei e ai figli
Chirac guida la rivolta contro il Pacs
E dal Consiglio Costituzionale sì con riserva al Patto di solidarietà sociale
Le associazioni avevano raccolto 150 mila firme per sollecitare l'intervento del presidente

Simona Serafini

Parigi - Il Consiglio Costituzionale, chiamato a pronunciarsi sulla legittimità del testo di legge relativo al Pacs, ha emanato ieri sera il suo verdetto : il Patto civile di solidarietà è ritenuto "conforme alla Costituzione", nonostante esistano delle "riserve di interpretazione". Approvata un mese fa, a conclusione di un anno di battaglie parlamentari e di manifestazioni di piazza, la famosa legge che accorda un riconoscimento legale alle coppie non sposate, eterosessuali e omosessuali, con relativi vantaggi fiscali e sociali, resta comunque un soggetto di scontro e una temibile arma politica in Francia. Al momento della sua approvazione in Parlamento l'opposizione annunciò un ricorso al Consiglio Costituzionale per impedire la promulgazione di un testo che a suo parere minaccia l'istituzione della famiglia, non protegge la prole, viola i principi di base della Repubblica. I punti maggiormente contestati erano i seguenti: la legge offende la dignità della persona umana (in quanto non prevede "prestazioni compensatorie" per il partner più debole in caso di rottura del Pacs) ; apre ufficialmente la strada alla bigamia; non tiene conto delle esigenze dei bambini all'interno del contratto stipulato. Inoltre non rispetta la parità fiscale dei cittadini, in quanto penalizza i celibi. L'unica "riserva", espressa dal Consiglio Costituzionale, riguarda invece la tassazione comune delle persone che contraggano un Pacs, ritenuta equivoca. Alla vigilia della sentenza Jacques Chirac aveva deciso di suonare la carica e venerdì scorso, in una lettera inviata a Hubert Brin, presidente dell'Unione nazionale delle associazioni familiari, non aveva usato perifrasi: il Pacs è "una formula inadatta ai bisogni della famiglia perché non riconosce i valori dell'impegno e non comporta alcuna sicurezza, soprattutto in caso di rottura, nè per i figli nè per il contraente più vulnerabile, per solito la madre. Inoltre - proseguiva Chirac - sono convinto che esistano vie diverse dalla creazione di uno statuto precario, imitazione del diritto matrimoniale, per portare soluzioni ragionevoli ai problemi incontrati dalle coppie omosessuali". Il presidente della Repubblica aveva voluto soddisfare in extremis le richieste di intervento espresse da buona parte dalla destra: "Come ha potuto tacere? Un giorno i francesi si ricorderanno del suo silenzio!", aveva esclamato in Parlamento Christine Boutin, la deputata Udf che ha condotto l'opposizione frontale al Patto di solidarietà civile, il giorno dell'approvazione del testo tanto temuto. Le Associazioni Familiari Cattoliche, che hanno raccolto 150.000 firme per domandare al presidente della Repubblica di rinviare il testo di legge davanti all'Assemblea, si dichiarano soddisfatte per la presa di posizione del presidente. Non altrettanto l'associazione "Génération Famille", che ha visto nel discorso di Chirac solo una fase della battaglia che oppone il capo dello Stato al primo ministro Jospin, in difficoltà per l'affare Strauss-Kahn. Naturalmente il collettivo che è all'origine della legge aveva gridato allo scandalo: l'intervento di Chirac costituiva, secondo i promotori della legge, una pressione inaccettabile sul Consiglio Costituzionale. Parere condiviso dal gruppo socialista all'Assemblea Nazionale, che per bocca del suo presidente, Jean-Marc Ayrault, si era dichiarato scandalizzato: il Presidente "è uscito di strada e si è comportato prima di tutto come capo dell'opposizione".


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