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Corriere Della Sera
14 Ottobre 1999

Il Parlamento ha approvato il "Pacs",
il controverso patto di solidarietà civile

Francia, sì alle coppie gay

A chi convive, omosessuali compresi,
i diritti garantiti dal matrimonio

Parigi - Bocciato un anno fa in Parlamento per la diserzione della sinistra; limato ed emendato per tener conto delle varie anime dei socialisti e della gauche; discusso a fondo nella società civile; rifiutato dalla destra (con due eccezioni importanti, il liberale Alain Madelin e il gollista Philippe Séguin che si sono astenuti): il patto civile di solidarietà (in sigla "Pacs") è stato approvato ieri dall'Assemblea nazionale. Non è ancora chiaro, tuttavia, quando entrerà in vigore; il ministro della Giustizia Elisabeth Guigou si è impegnata perché tutto sia pronto per la fine dell'anno, ma i decreti di applicazione si presentano complicati. Difficoltà, resistenze, divisioni, sono naturali per un provvedimento che tocca nel profondo le regole e cambia il concetto di famiglia. Il "Pacs" è un contratto concluso tra due persone fisiche dello stesso sesso o di sesso diverso che decidono di organizzare la vita in comune. Non importa se hanno o no tra loro una relazione sessuale. In concreto, si tratta di presentare una dichiarazione congiunta al tribunale della città ove si risiede. L'iscrizione al registro conferisce una serie di diritti. Sul piano fiscale, dopo tre anni di convivenza i partner possono presentare una dichiarazione comune. Inoltre, beneficiano di un abbattimento sull'imposta di successione. Per l'assistenza sanitaria, l'alloggio, le ferie, vengono applicate le stesse regole valide per le coppie sposate. Un'innovazione importante riguarda la nazionalità e l'immigrazione. La firma del "Pacs" rappresenta un elemento per provare l'esistenza di legami personali sul suolo francese che danno diritto al permesso di soggiorno. Uno dei timori è che ciò possa aprire la porta a una nuova ondata di immigrazione basata su un contratto molto flessibile (ad esempio non c'è un dovere esplicito di risiedere sotto lo stesso tetto). Dalla legge è stato tolto il riferimento esplicito alla nazionalità (per averne diritto occorrono almeno cinque anni di residenza in Francia) che verrà regolata con una circolare. I partner hanno il dovere di aiutarsi l'un l'altro sul piano materiale e morale; anche i debiti contratti per far fronte alla vita corrente, dovranno essere divisi tra i due. Il contratto finisce con la morte di uno dei due partner o con il matrimonio; ma anche con una mutua dichiarazione, una vera e propria separazione legale. Quando la rottura è unilaterale, il partner rende noto all'altro la sua decisione. Il testo regola il concubinaggio così come definito nel codice civile: prima si trattava di persone di sesso diverso, adesso si parla anche dello stesso sesso. Non si fa accenno, invece, a nuove norme sull'adozione di figli (in particolare da parte di coppie omosessuali), una delle questioni più controverse. Il "Pacs" è passato, ma le divisioni restano. I vescovi che l'hanno avversato al punto da mobilitare la base cattolica, ora "temono per l'avvenire", come scrive un comunicato della conferenza episcopale. L'arcivescovo di Lione è convinto che questo sia solo il primo passo verso l'adozione di figli da parte degli omosessuali. "È caduta la muraglia cinese", giubilano i gay, mentre i più radicali tra loro dicono che la legge, nella sua ultima versione, è stata diluita; Bernard Bousset, proprietario dell'Opus Café, luogo d'incontro privilegiato nel quartiere del Marais, e fondatore del Sindacato nazionale delle imprese gay, annuncia che la battaglia non è finita: "Ce n'est qu'un début", come si diceva nel maggio '68.

Stefano Cingolani


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