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La Repubblica
15 novembre 1999

Il governo Blair non può fare discriminazioni ma nel frattempo vara un nuovo "codice sessuale"
I gay nell'esercito inglese?
"Si, purchè non si tocchino"

E negli Stati Uniti sta per cadere anche l'ultimo tabù bagni differenziati nei sottomarini: anche le donne in Marina

di LUCIO LUCA

Londra - Tempi duri per chi crede che l'esercito sia ancora un mondo riservato ad "uomini veri". In Inghilterra il governo Blair è costretto a varare un nuovo "codice sessuale" per le forze armate dopo che la Corte europea per i diritti umani ha intimato di porre fine ad annose discriminazioni contro i soldati omosessuali. Dall'altra parte dell'Atlantico, le donne americane tornano a farsi sentire partendo all'assalto della Marina. Nel Regno Unito, dunque una norma vieterà in modo esplicito e categorico "toccamenti, espressioni di affetto e rapporti" tra i soldati. Le nuove regole di comportamento sono state messe a punto in risposta alla sentenza di settembre che ha obbligato il governo britannico ad ammettere a pieno titolo i gay sotto le armi. I capi di esercito, marina e aviazione hanno studiato come il problema viene risolto all'estero e hanno deciso l'adozione del "modello australiano", elaborato dopo che nel 1992 il paese dei canguri ha aperto ai gay la carriera militare. Gli approcci di Israele e Olanda, presi in attento esame, sono stati scartati perchè giudicati "troppo liberali". Onde evitare ulteriori accuse di discriminazione le regole dovranno essere rispettate anche nelle situazioni "eterosessuali", quando cioè si profila del tenero tra un soldato e una soldatessa. Insomma, ufficialmente nemmeno tra soldati di diverso sesso saranno ammessi atteggiamenti poco dignitosi per la divisa. Secondo il "Daily Telegraph", il ministro della Difesa George Hoon annuncerà presto il nuovo "codice sessuale" e lo farà entrare in vigore dal prossimo gennaio. Completamente diverso il "problema" negli Stati Uniti dove anche uno degli ultimi muri del maschilismo a stelle e strisce sta per essere abbattuto. Le donne bussano alle porte della Marina: insomma, presto si dovrà prendere in considerazione l'ipotesi di di imbarcare anche marinaie a bordo dei sottomarini. Finora di donne a bordo di un sottomarino se ne erano viste solo nella finzione di Hollywood: nel 1959 in "Operation Petticoat", Blake Edwards aveva fatto salire cinque ausiliarie e il tenente burlone Tony Curtis a bordo di un sommergibile che veniva dipinto di rosa. Oggi però a far riaprire il dibattito è stata la raccomandazione di un influente comitato del Pentagono che ha chiesto agli ingegneri della Navy di rivedere il disegno delle unità attuali dotandole di cuccette e bagni separati per le marinaie. Neanche due mesi fa gli ammiragli della Navy si erano impuntati respingendo per l'ennesima volta la possibilità di ammettere le donne sui sottomarini. Ne erano seguite immediatamente roventi polemiche. Le donne nelle forze armate americane sono infatti da qualche anno ammesse praticamente a tutte le mansioni svolte dai colleghi uomini, comprese numerose missioni di combattimento che un tempo erano considerate off-limits. E la Marina, per voce dello stesso segretario alla Navy Richard Danzig, ha messo in guardia la "comunità dei sommergibilisti" dal rischio di perdere i contatti con la realtà se non includerà al più presto le donne. Per resistere a un attacco sempre più insidioso, il partito del 'no' si è intanto aggrappato alle cifre. Equipaggiare i sottomarini con bagni e cuccette riservati al personale femminile sarebbe estremamente costoso: tra i 200 e i 400 mila dollari per marinaia, oltre 700 milioni di lire, contro i 5000 dollari a testa delle spese necessarie per separare i sessi a bordo delle navi. Ma la sensazione è che non saranno di certo i soldi a bloccare la scalata delle aspiranti marinaie.


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