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La Repubblica 24 ottobre1999 "Io cattolico e omosessuale ogni giorno ringrazio Dio" Gianni Geraci, 40 anni: così ho superato il senso di colpa MILANO (m.pol.) - Un bravo ragazzo di Porto Valtravaglia, sul lago Maggiore, che va a messa e all'oratorio, frequenta Comunione e Liberazione, i Focolarini, si iscrive alla Cattolica e ha amici nella Fuci. Gianni Geraci aveva tutto per essere un fedele "obbediente". Non fosse stato per "il peccato contro natura". Oggi Geraci ha 40 anni, lavora in una libreria a Varese, è in primo piano fra i gruppi di credenti gay. Ricorda tutto: "Il senso di colpa istillato dall'ambiente ecclesiale era fortissimo. Il sesso era brutto. L'omosessualità peggio. Provavo disagio per le mie pulsioni, provavo disagio anche se mi toccavano soltanto. Stavo in silenzio quando si facevano scherzi e battute sui gay. Sii casto, mi dicevano i confessori. Prega e sarai guarito!". Quando ha fatto i conti con se stesso? "Al servizio militare mi sono innamorato del ragazzo che dormiva sulla brandina accanto a me. E' stato il crollo. Sono tornato a casa sconvolto. Non sapevo a chi chiedere aiuto. Poi un sacerdote mi ha indicato uno psicologo dicendomi che poteva curare la mia omosessualità". Il gay come malato? "Sì, io volevo guarire. Volevo diventare un etero". Invece? "Non è andata così, naturalmente. Ho cominciato ad avere le mie prime esperienze, squallide. Poi ho incontrato un giovane con cui per la prima volta sono riuscito ad avere rapporti senza provare schifo. E' finita. Mi invitavano ad una continenza, che non ero in grado di vivere, e invece era il modo per spingermi ad una promiscuità che distruggeva la mia psiche, la mia vita, la mia fede. Allora mi è venuto un tremendo singhiozzo psicosomatico e ho anche frequentato un gruppo del "Rinnovamento dello spirito", sperando in un miracolo".
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