MondoQueer
Amnesty International
clicca sul logo per tornare alla prima pagina

“Le etichette servono per archiviare. Le etichette servono per i vestiti. Le etichette non sono fatte per le persone”

(Martina Navratilova, campionessa di tennis)


“Una delle principali ragioni per cui credo di non essere stato perseguitato dalle autorità è che loro sanno molto bene che il mio caso è seguito da Amnesty e dalla stampa internazionale”

(Keith Goddard, Gays and Lesbians of Zimbabwe)


“Perché questo improvviso odio nei confronti degli omosessuali? Ma perché l’omosessualità è diventata un segno di identità politica. I governi cercano di sopprimerla perché la considerano una forza socialmente distruttiva"”

(Ashok Row Kawi, attivista per i diritti umanbi, India)


“Io credo che non abbiano proprio alcun diritto”

(Robert Mugabe, Presidente dello Zimbabwe)


Altri articoli:

I diritti degli
omosessuali

alla luce del rapporto 1998 di Amnesty International

10 dicembre '98
Dove siamo arrivati?

Cinquant'anni di diritti (in)umani per le donne lesbiche e gli uomini gay.


Vai al sito
Amnesty Italia

Amnesty International
Notiziario mensile della Sezione Italiana – anno XXII n. 10 – ottobre 1999

SPECIALE:
I DISSIDENTI
DELLE EMOZIONI
Le violazioni dei diritti umani basate sull’orientamento sessuale

La Dichiarazione universale dei Diritti Umani inizia con la chiara e forte affermazione che “tutti gli appartenenti alla famiglia umana” hanno diritti uguali ed inalienabili, an’affermazione che dovrebbe essere considerata una delle principali eredità del XX secolo. E invece, mentre si avvicina la fine del secolo, una considerevole minoranza della popolazione mondiale continua a vedersi negata la piena appartenenza a quella “famiglia umana”. I governi di ogni parte del mondo ricorrono a un ampio amamentario di leggi e pratiche repressive per privare cittadini gay, lesbiche, bisessuali e transessuali della loro dignità e negare i loro fondamentali diritti umani.

IMMAGINA…

Di avere un figlio che spesso la sera esce per incontrarsi in un bar con gli amici. Una notte, non torna a casa. Il giorno dopo la polizia trova i resti irriconoscibili di un uomo picchiato a morte e poi bruciato su una pira fatta di copertoni di aurtomobile. Un “crimine dell’odio”, così lo chiamano. E ti chiedono di identificare il cadavere……
…di non poter trovare un lavoro regolare. Il tuo aspetto non è “abbastanza rispettabile” e quindi sei costretta a guadagnarti da vivere sulla strada, come lavoratrice del sesso. La polizia ti costringe a pagare in caqmbio di protezione. Ma tu non guadagni abbastanza. Allora la polizia ti viene a cercare. L’ultima cosa che vedi è la canna di una pistola puntata alla tempia……
…di innamorarti di una persona incontrata tramite un annuncio per cuori solitari. Due mesi dopo, venite incriminati perché la vostra relazione, sebbene privata e consensuale, è ritenuta un pericolo per la società. Ti tengono in prigione per due mesi, vieni picchiato e violentato. Quando esci, la tua vita professiuonale è rovinata. Il tuo partner si suicida……
…di avere dei genitori così ostili alle tue relazioni personali da organizzare, loro stessi, il tuo stupro, che servirà da punizione e “cura”.
Questi scenari da incubo non opera della fantasia. Sono storie vere. Sono le storie di Billy Jack (Stati Uniti), Tina (Zimbabwe), José Miguel (Brasile) e Ciprian (Romania). Il loro “reato” è stato quello di essere se stessi, di agire in base a quell’impulso straordinariamente umano che è la ricerca di affetto, amore intimità, di difendere il diritto di altre persone ad agire nello stesso modo. Billy Jack, Tina, José Miguel e Ciprian fanno parte di quei milioni di persone nel mondo che rischiano di subire maltrattamenti, violenze arresti e discriminazioni a causa del proprio orientamento sessuale.
Gay e lesbiche vengono impriogionati in base a leggi che criminalizzano un bacio e si infilano nelle camere da letto, vengono torturati per ottenere l’ammissione della propria “devianza” e quindi sottoposti a violenza sessuale per curare tale “devianza”, vengono uccisi dalle “squadre della morte” all’interno di società che li considerano alla stregua di “rifiuti”, vengono ammazzati da un potere statale che li considera una minaccia alla società. Queste sono violazioni di alcuni di quei fondamentali diritti umani che la Dichiarazione Universale cerca di proteggere e che le campagne di AI tentano di difendere.

UN UGUALE DIRITTO ALLA VITA?

In Afghanistan, sei uomini coklpevoli di “sodomia” sono stati condannati a morte. L’esecuzione ha avuto luogo facendo crollare un muro di pietra sopra i prigionieri. L’Afghanistan è uno dei diversi paesi in cui le realzioni omosessuali possono essere punite con la morte.
Nello stato di Chiapas (Messico), nel 1993, “Vanessa” è stata uccisa a colpi di arma da fuoco da un poliziotto perché aveva protestato contro un’ondata di omicidi nei confronti di gay e transessuali. Similmente in Colombia i gay e i transessuali vengono presi di mira dalle squadre della morte nel corso di operazioni di “pulizia sociale”.

UN’UGUALE LIBERTA’ DAGLI ARRESTI ARBITRARI?

In Romania, Mariana Cetiner è stata rilasciata nel 1998 dopo aver trascorso due anni in carcere in base a una legge che punisce chi ha “incoraggiato o sedotto una persona a compiere atti omosessuali”. In decine di stati le relazioni omosessuali tra uomini e, in alcuni casi, tra donne sono considerate un reato.
In altri paesi, le persone possono esserer arrestate a causa del loro orientamento e identità sessuale per reati assolutamente vaghi come “bighellonaggio” (Argentina) e “condotta illegale” (Cina).

UN’UGUALE LIBERTA’ DALLA TORTURA E DAI MALTRATTAMENTI?

In Arabia Saudita, nel 1996, ventitré lavoratori filippini sono stati prima frustati e poi espulsi per aver preso parte a una festa insieme ad altri amici gay.
A New York (Stati Uniti d’America), nell’ottobre dello scorso anno, pacifici partecipanti ad una manifestaziuone per i diritti dei gay e delle lesbiche sono stati sottoposti ad atti di brutalità ed insulti omofobici da parte della polizia.

UN’UGUALE LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DI ASSOCIAZIONE?

Nei 1995 gli attivisti del Gays and Lesbians of Zimbabwe (GALZ), un gruppo per i diritti civili dei gay e delle lesbiche, sono stati attaccati mentre partecipano alla Fiera Internazionale del Libro di Harare, la capitale dello Zimbabwe. La polizia non è intervenuta a difenderli e i loro materiiali sono stati distrutti. Tre anni dopo l’attivista del GALZ Keith Goddard è stato incriminato per “sodomia” in quello che in tutta evidenza è sembrato un tentativo per impedire al GALZ di proseguire nelle proprie attività.
Quest’anno le autorità dell’Ucraina hanno negato il riconoscimento ufficiale all’organizzazione non governativa Nash Mir, dato che questa difende i diritti dei gay e delle lesbiche. Sebbene l’omosessualità non sia più reato dal 1991, i soci del Nash Mir rischiano di finire in prigione se continueranno ad agire in difesa dei diritti umani senza autorizzazione ufficiale.

UN UGUALE TRATTAMENTO DI FRONTE ALLA LEGGE?

Molti paesi prevedono discriminazioni antigay nei propri codici penali: ad esempio, in alcuni casi l’età del consenso alle relazioni omosesssuali è più elevata rispetto a quella del consenso alle relazioni eterosessuali. Nel Regno Unito, un anno fa, un ragazzo che era abbastanza “adulto” per sposarsi è stato incriminato per aver avuto rapporti omosessuali consenzienti. Il governo di Londra sta attualmente rivedendo le proprie leggi allo scopo di eliminare le discriminazioni e sta incoraggiando i propri territori d’oltremare a fare altrettanto.
Le discriminazioni legali che ostacolano il godimento dei diritti civili, politici, sociali ed economici sono assai diffuse. Nella maggior parte del pianeta, ai gay e alle lesbiche vengono sistematicamente negati il lavoro, l’alloggio e il riconoscimento legale delle loro unioni. Spesso lesbiche, gay, bisessuali e transessuali si vedono rifiutati quelle protezioni e quei rimedi legali cui ha diritto ogni essere umano: tanto per fare un esempio, l’atteggiamento di indifferenza da parte delle autorità può significare che i delitti omofobici non vengono sottoposti ad adeguate indagini.

UGUALI IN DIGNITA’ E DIRITTI!

Alla fine del secolo scorso, lo scrittore irlandese Oscar Wilde fu imprigionato nel Regno Unito per quello che venne eufemisticamente chiamato “l’amore che non osa pronunciare il suo nome”. Nel corso del XX secolo, i tabù nei confronti dell’omosessualità sono stati messi in discussione. Successive generazuioni di persone comuni hanno rifiutato di accettare una vita fatta di aurtonegazione, vergogna e invisibilità, hanno avuto il coraggio di parlare alla famiglia, agli amici ed alla propria comunità..
Alcuni hanno pagato un prezzo molrto alto per il proprio coraggio. Se in questo secolo è stata registrata una maggiore apertura nei confronti della diversità sessuale, si è anche assistito ad alcune delle più virulente forme di repressione contro gli omosesssuali, come per esempio le persecuzioni di massa nei confronti di gay e lesbiche nel corso della II guerra Mondiale. E raramente queste violazioni dei diritti umani hanno suscitato indignazione: in molti casi la paura di ritorsioni e rappresaglie ha addirittura fatto sì che gli abusi non venissero alla luce. Molti di coloro che oggi sono presi di mira provengono dai settori più poveri ed emarginati della società ed è difficile che possano fare affidamento sulle normali forme di rimedio a disposizione di altre vittime di abusi.
Fino a poco tempo fa, anche gli appartenenti alla più ampia comunità dei diritti umani sono stati complici di tutto questo, con la propria indifferenza e il proprio silenzio: mentre, grazie allo sforzo di organizzazioni come AI, la sofferenza dei dissidenti politici imprigionati otteneva meritato risalto, coloro che venivano perseguitati a causa della propria “dissidenza” sessuale ed emotiva languivano tra le vittime dimenticate. Questo è stato particolarmente vero per quanto riguarda gli abusi commessi contro le lesbiche, occultarti sotto un doppio strato di discriminazione basata tanto sul genere delle vittime quanto sul loro orientamento sessuale.
Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne ha affermato che “le donne che scelgono stili di vita disapprovati dalla propria comunità (…) o vivono la propria sessualità in modo diverso dall’eterosessualità, sono spesso sottoposte a violenze e a trattamenti degradanti.”
Questa violenza, che può prendere la forma della violenza sessuale o del trattamento psichiatrico obbligatorio, si verifica più nella dimensione privata della famiglia o della comunità che nei “luoghi dello stato”: ed è così che non viene vista dagli attivisti per i diritti umani.
Tuttavia, la cospiraziuone del silenzio che circondava le violazioni dei diritti dei gay e delle lesbiche è stata spezzata. Negli ultimi trent’anni si è sviluppato un movimento forte e visibile che hja iniziato a rivendicare i diritti a lungo negati. Questo movimentop ha raggiunto alcuni grandi risultati, ottenendo riforme legali e favorendo modifiche degli atteggiamentri culturali. La più grande vittoria è che alla fine del XX secolo i diritti dei gay e delle lesbiche hanno, parafrasando Oscar Wilde, “osato pronunciare il proprio nome”. E lo hanno fatto in centinaia di lingua e con una voce globale.

“MENO CHE UMANI”

Ma allora, com’è che così tanti governi e singoli individui in ogni parte del mondo fanno resistenza persino ad ammettere che i gay e le lesbiche sono “uguali in dignità e diritti”?
In molte parti del mondo, essere gay o lesbica è considerato unerrore, non un diritto: l’omosessualità è considerata un peccato o una malattia, una deviazione ideologica o un tradimento della propria cultura.
La repressione che i gay e le lesbiche subiscono è spesso appassionatamente difesa da governi e singoli individui in nome della religione, della cultura, della moralità o della salute pubblica. Gli omosessuali sono etichettati come “pervertiti” e “pedofili”. L’AIDS è descritto come una “piaga dei gay” mentre l’omosessualità è la “malattia dell’uomo bianco”. Le relazioni omosesssuali sono giudicate “non Cristiane”, “non Africane”, “non Islamiche” o come fenomeni di “decadenza borghese”. Nelle parole del Presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, i gay e le lesbiche sono “peggio dei porci” e “meno che umani”.
Negando l’umanità degli omosessuali ed emarginandoli come “altri”, i leader politici sanno che vanno a rafforzare un clima di indifferenza da parte dell’opinione pubblica nei confronti di gay, lersbiche bisessuali e transessuali. Quando chi detiene il potere definisce cioloro che appartengono a determinati gruppi “meno che umani”solo perché la loro identità separa “loro” da “noi”, egli non fa altro che preparare il terreno per gravi abusi dei diritti umani contro gli appartenenti a quei
gruppi.

AL CENTRO DELL’AGENDA DEI DIRITTI UMANI

Svolgere campagne per i diritti dei gay e delle lesbiche può essere visto da alcuni come un ambito controverso dell’attività per i diritti umani. Ma non lo è più di altri ambiti. Tutte le azioni in favore dei diritti umani rappresentano un tentativo per modificare la società. La promozione dei fondamentali diritti umani di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali fa parte senza riserve dell’agenda dei diritti umani.
I diritti di gay e lesbiche fanno parte dell’agenda dei diritti umani a causa della natura e dell’entità degli abusi che patiscono. Uccisioni illegali, torture, privazioni arbitrarie della libertà sono oggetto di campagne per i diritti umani da decenni. Quando questi abusi costituiscono un mopdello diffuso di sistematica persecuzione contro uno specifico settore dell’umanità, essi diventano una preoccupazione prioritaria.
I diritti di gay e lesbiche fanno parte dell’agenda dei diritti umani perché, come dice il difensore dei diritti umani colombiano Juan Pablo Ordonez, “ la difesa dei diritti umani degli omosessuali solo da parte degli omosessuali è improponibile –nella migliore delle ipotesi li pone in pericolo di morte. La lotta deve essere sostenuta da fuori, da coloro che non subiscono il clima ostile di questa società”.
I diritti di gay e lesbiche fanno parte dell’agenda dei diritti umani perché se tolleriamo la negazione dei diritti di qualunque minoranza, mettiamo a rischio l’intera struttura protettiva dei diritti umani, ne respingiamo il suo perno centrale, ovvero l’uguaglianza in diritti e dignità di ogni essere umano. Quando i governi ignorano le proprie responsabilità nei confronti di un settore della società, allora nessun diritto umano è al riparo.
E, forse ancora più importante, i diritti di gay e lesbiche fanno parte dell’agenda dei diritti umani perché l’orientamento sessuale, al pari del genere o della razza, fa parte dei caratteri fondamentali dell’identità umana. Come afferma il preambolo della Dichiarazione Universale, i diritti umani sono fondati sul concetto del rispetto per la dignità ed il valore della persona umana.
Le Leggi e le pratiche che costringono una persona a correggere o a negare il proprio orientamento sessuale attaccano un spetto fondamentale della sua personalità. Le infliggono profonda violenza psicologica, se non anche fisica, perché la obbligano ad abbandonare un’area dell’esperienza che, a molti, offre le più grandi potenzialità per la propria realizzazione.
Legato com’è ai più interiori affari del cuore, ai più reconditi desideri della mente e alle più intime espressioni del corpo, l’orientamento sessuale è uno degli8 elementi costitutivi dell’essere umano. Il diritto di determinare liberamente il proprio orientamento sessuale e il diritto di esprimerlo senza paura sono diritti umani nel senso più completo del termine.

(Traduzione e adattamento dall’originale inglese a cura di Riccardo Noury)
Si ringrazia Giacomo Andrei per la segnalazione.

MondoQueer" e' una iniziativa senza scopo di lucro. Sono graditi contributi, articoli e segnalazioni.