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Giovan Francesco Loredàn (1606-1661) e Pietro Michiél (1608-1651), Il cimiterio. Epitafi giocosi de' signori Gio: Francesco Loredano, e Pietro Michiele, Bona, Venetia 1690, da un esemplare conservato nella Biblioteca nazionale Marciana di Venezia.

Scelta, trascrizione e note di Giovanni Dall'Orto

NOTE

Editi nel 1658 da quel buontempone di Giovan Francesco Loredàn (1606-1661), accresciuti dal buontempone Pietro Michiél, entrambi nobili veneziani, questi epitaffi scherzosi giacciono dimenticati da secoli.

Ne ho scelto tutti gli epitaffi scherzosi a tematica omosessuale fra i quattrocento che compongono l'opera.

Il cimiterio è diviso in quattro "centurie", numerate da 1 a 100: prima di ogni epitaffio indico perciò il numero della centuria (I, II, III, IV) e il numero dell'epigramma.

Siccome non tutti i giochi di parole sono trasparenti al lettore d'oggi, ho aggiunto qualche noticina esplicativa.

Nel copiare queste cosucce ho conservato l'antiquata grafia antica, ma ho modernizzato la punteggiatura e l'uso delle maiuscole: non era il caso di fare il pedante.

Siccome il libriccino che ho consultato era censurato, ho scritto, in corsivo, le integrazioni adatte a riempire i puntini di sospensione dell'originale a stampa.

Per rendere più gradevole la lettura ho anche riunito gli epigrammi per tema.

Giovan Francesco Loredàn (1606-1661)
e Pietro Michiél (1608-1651)

Il cimiterio. Epitafi giocosi de' signori Gio: Francesco Loredano, e Pietro Michiele, Bona, Venetia 1690

da un esemplare conservato nella
Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.


GLI DEI
I 27
Di Giacinto

Nel viver mio più lieto, e più giocondo,
fui da palla crudel sospinto a morte;
perché schivi, lettor, sì mala sorte,
t'ammonisco a scherzar poco co'l tondo. (1)

(1) Il "tondo" di cui parla Loredan è evidentemente il disco (non una palla) che lanciato da Apollo, amante di Giacinto, colpì per errore il ragazzo alla testa, uccidendolo. Ma "tondo" in italiano antico vuol dire soprattutto... "ano".


I 99
Di Narciso

Io son Narciso in questi marmi accolto,
che viddi arder le pietre, arder le piante,
e di me stesso ancor mi viddi amante,
e temo l'ombre innamorar sepolto.

[Io che sono rinchiuso fra queste lastre di marmo sono Narciso, che feci ardere d'amore per me perfino i sassi e le piante, e che si vide innamorato di se stesso, ed ora che è sepolto teme di fare innamorare le anime dei defunti].


III 55
Di Priapo
(2)

Priapo sepolto è qui. Vago fanciullo,
seben ten giaci alla sua tomba avanti,
morto nol credi tu; perché ti vanti
di tenerlo ogni dì vivo nel cullo.

(2) Priapo, dio degli orti, era rappresentato con il membro nudo in erezione (simbolo magico di fecondità). Da qui il traslato: "priapo" = "membro virile".


II 64
Priapo

Il re degli horti è in questa sepoltura,
che morì dietro a un giovine leggiadro:
prendere ei lo volea, perch'era ladro,
ma stanco al fin cadde. Piagni natura. (3)

(3) "Natura" in italiano antico significa anche "sesso femminile". La punizione della sodomia per chi tentasse di rubare nell'orto protetto da Priapo è ovviamente tratta dalle antiche composizioni latine su Priapo, le Priapea.

Si noti che nel gergo burlesco "morire" = "eiaculare".

 


O TEMPORA O AMORES
(prendete esempio dagli antichi…)


III 24
Di Paride

Perdei ferendo Achille ogni mio honore,
ché chi da dietro dà, (4) fa tradimento:
tu che da dietro dai, dirai ch'io mento,
lettor del naso... (5) e non sei traditore.(6)

(4) "Dar dietro": "colpire alle spalle", ma anche "sodomizzare". (L'originale ha qui: "che di da dietro"). Nell'Odissea Paride è l'uccisore di Achille con una freccia al tallone, la sola parte non invulnerabile del semidio.

(5) "Naso" = "membro virile" nel gergo burlesco.

(6) "Hai proprio ragione".


III 51
Di Seneca

Seneca giace qui. Per altrui giuoco
morto nell'acqua tepida d'un bagno:
non li potrai lettor esser compagno,
ch'ei morì d'acqua, e tu morrai di foco. (7)

(7) Seneca morì suicida svenandosi in una vasca da bagno per ordine di Nerone, che lo sospettava complice in una congiura. Qui e altrove la menzione del fuoco allude alla pena del rogo a cui erano destinati i sodomiti… fra cui tu, o "lettor" gay… se solo fossi nato a quell'epoca.


III 61
D'Eliogabalo(8)

Per farmi donna, e per mutar natura
di privarmi del membro hebbi sollazzo:
ma parmi haver ancor vicino il cazzo
mentre tu leggi questa mia scrittura (9).

(8) La pettegolissima Historia augusta descrive l'imperatore romano Eliogabalo come affamato di maschi ed effeminato al punto da chiedere a un medico di aprirgli in corpo una vagina artificiale. Questo c'insegna che bisogna trattare bene noi giornalisti, perché non si sa mai cosa possiamo scrivere...

(9) Il "c…" che Eliogabalo sente vicino sei tu, o lettor: noi stessi per dar del cretino a qualcuno diciamo che è un "cazzone" o un "coglione".


III 85
Di N. N.

Qui giace un Heliogabalo novello
che d'huomo procurò femina farsi,
ma trovando del fatto i Fati scarsi,
non visse il poverin questa, né quello (10).

(10) Avendo contro il Fato, il Destino, il poverino non riuscì a vivere né da maschio né da femmina.


I CONTEMPORANEI
(ce n'è per tutti!)


II 40
Di Giacomo Bonfadio
(11)

Arsi vivendo in amoroso foco,
e di foco morii, poeta insano;
ma seben cotal fin mi parve strano,
non posso dir, ch'error facesse il cuoco (12).

(11) Storico e umanista, nato nel 1500, Bonfadio fu decapitato e bruciato per sodomia a Genova nel 1550.

(12) Fui proprio cucinato a puntino.


IV 55
Del dottor Quadri
(13)

Dentro a questa bell'arca io mi nascondo,
che fui in amare assai dotto, e leggiadro;
io mi facea chiamare il Dottor Quadro,
ma tutti mi diceano il Dottor Tondo (14).

(13) Ignoro chi fosse.

(14) "Tondo" è qui usato in entrambi i sensi di "stupido" ed "ano".


II 89
D'un gesuita
(15)

In odio a' i buoni, e da ogni buon bandito,
amico de la sfera, (16) in questo fondo
di cacatore (17) misero m'ascondo;
scostati passaggier: fui gesuito.

(15) Gesuiti e spagnoli sono i nemici politici di Loredan, che fu un attivo contro-controriformista. Basti dire che fu lui, tra l'altro, a favorire la pubblicazione del celebre libretto omosessuale Alcibiade fanciullo a scola di Antonio Rocco.

(16) Come "tondo": "ano".

(17) Latrina.


¡OLÉ! ¡Todos maricones!

I 14
D'uno spagnuolo morto
di mal francese
(18)

Impara, o tu che passi, all'altrui spese,
a correr tanto dietro alla natura. (19)
Io, che qui giaccio in questa tomba oscura
vissi spagnuolo, e mi morij francese. (20)

(18) La sifilide, che si diceva si prendesse solo con i rapporti eterosesuali

(19) Qui anche "sesso femminile".

(20) La morte per sifilide è insomma la punizione per aver abbandonato la sodomia, che in quanto spagnolo gli era più connaturale.


III 50
D'uno spagnuolo morto annegato

Nuotando un giorno in un fugace rivo
ricevei dalla morte horribil torto:
poiché dal foco havendo ad esser morto,
mi fè d'alma restar tra l'acque privo. (21)

(21) L'acqua mi fece torto privandomi dell'anima, perché (in quanto sodomita) era destino che fosse il fuoco a uccidermi.


III 66
D'un paggio, e d'uno spagnuolo

Io mi volsi (22) serrar tra questi marmi;
perch'a servire uno spagnuolo intento,
che non venisse un giorno hebbi spavento
il fulmine dal Cielo ad abbrugiarmi.

(22) "Volli".


III 75
D'un ràvano
(23)

Mentre fra l'altre herbette anch'io cresceva,
sale dell'insalata, honor de l'horto,
fui posto qui dall'hortolano accorto,
perché me d'uno spagnuol temea. (24)

(23) Rapa, ma per traslato spesso: "membro virile". Da qui la battuta finale.

(24) Fui nascosto in questa tomba da un ortolano furbo che temeva che mi rubasse uno spagnolo.


PEDANTI, MA DI BECCO FINO


I 46
Di Fidentio Ludimagistro
(25)

Humato sub alla marmorea cutica
Ludimagister sum vertito in cenere:
luge, quia più non posso, Amor, e Venere,
col mio Camillo exercere la scutica(26).

(25) Il pedante (cioè l'insegnante di scuola inferiore) che parla mezzo latino e mezzo italiano è una macchietta della letteratura burlesca del Cinquecento. Fra i pedanti spicca il personaggio (reale) del padovano Fidenzio Glottocrisio, a cui uno studente, Camillo Scroffa, attribuì per burla un libretto di poesie d'amore per un Camillo Strozzi: un gioiellino di letteratura burlesca, che divenne celebre e fu imitato per secoli.

(26) "Sepolto sotto la lastra di marmo/ son ridotto in cenere:/ piangi, perché non posso più, o Amore e Venere,/ usare il "frustino" col mio Camillo".


IV 3
Di Fidentio Ludimagistro

Un ululato, un gemito, un clamore
non uscirebbe fuor del mio thorace
se meco humato (27) in sempiterna pace
fosse il crudel lanista (28) del mio core.

(27) Sepolto con me.

(28) Allenatore di gladiatori.


I 67
D'un pedante

Accostatevi pur fanciulli teneri
senza timor a questa tomba horribile.
Morto il pedante è qui. Non è possibile,
che più seco v'accordi in casi, e in generi. (29)

(29) Doppio senso: il "caso" è, per assonanza, quello che già immaginate, e quindi il "genere"… è quel che potete immaginare.


I RISCHI PROFESSIONALI
DELLA GIOVENTÙ


II 53
D'un giovinetto

Questi, che nell'età dolce, e tranquilla
da morte intempestiva estinto giace,
viva nel Ciel con più serena pace,
ad Alcide, a Ciprigna, Adone & Hilla (30).

(30) possa vivere in Cielo essendo lì amato da Ercole (Alcide) quanto costui amò il giovane Ila, e da Venere (Ciprigna) quanto costei amò il bell'Adone.


II 79
Di un giovine detto Zerbino

Piangete amanti, e con voi piange Amore,
nel contemplarmi qui morto e sepolto.
Mi baciarebbe ancora (31) il culo e 'l volto,
se qui venisse, un pedante o un precettore.

(31) Pure.


II 29
D'un bel giovinetto

Un giovinetto in questa tomba giace,
che d'Adon fu più bello, e di Narciso,
prodigo, o donne, a voi del suo bel viso,
morì per quel, ch'offende insieme, e piace.(32)

(32) Amore.


DOPPIO GODIMENTO:
ABBASSO I RUOLI


I 88
D'un hermafrodito

Vivendo al mondo fui moglie, e marito
tal privilegio hebb'io dalla Natura,
se mi stimi, lettor, mala creatura
faccia te il Cielo ancor (33) hermafrodito.

(33) Anche te.


II 57
D'un hermafrodito

Qui giace quel famoso hermafrodito
di natura sì perfida, e proterva,
che dormendo col fante, (34) e con la serva,
all'un fu moglie, all'altra fu marito.

(34) Servitore.


II 26
Di Sardanapalo
(35)

Senza havere, o di sesso, o d'honor cura
ancora ch'io (36) non fossi ermafrodito,
i piaceri hor di moglie, hor di marito
al dispetto gustai della Natura.

(35) Antico re orientale, di proverbiale effeminatezza.

(36) Benché io.


III 73
Di Thiresia
(37)

Thiresia estinta è qui, che di marito
e di moglie il piacer gustò nel mondo;
alcun non dia però così nel tondo,
che pensi, ch'egli fosse hermafrodito (38).

(37) Personaggio mitologico che cambiò due volte sesso.

(38) "Per imitarlo, non datevi alla sodomia: lui poteva permetterselo, ma solo perché fu ermafrodita".


C'ERAVAMO ANCHE NOI! (E NEANCHE ALLORA AVEVAMO BUONA STAMPA...)


IV 45
D'un vitioso

Seben chiuso si trova in questa cassa
temer sempre si dee d'un huom (39) cattivo
perché chi tristo fu, mentre fu vivo,
ancorché morto il vitio suo non lassa.

(39) Correggo l'originale "d'un'huomo"


 

IV 46
Dello stesso soggetto

Qui si ritrova un dotto in quel mestiere
che fè cader dal Ciel nembi di foco;
nell'appressarsi a così infame loco
ponga le mani al culo il passaggiere.


IV 61
Di N. N. S.

Giace à roverscio in questo marmo incolto (40)
un memico crudel della Natura
non era in verità d'età matura:
ma chi vive così, non vive molto.

(40) Sterile.


PER FINIRE... CHICCHIRICHI'
(Ce n'è davvero per tutti)


III 8
D'un gallo

Lettor, la morte m'ha sepolto in questa
picciola tomba pargoletto gallo:
ma t'uccidea 'n mia vece s'io non fallo
se ti poteva al cul veder la cresta. (41)

(41) "Ma se avesse visto le "creste di gallo" che hai al culo tu, avrebbe ucciso te anziché me...".

 



L'Archivio di Storia Gay e Lesbica è a cura di Giovanni Dall'Orto

Tutti gli articoli qui pubblicati appaiono per gentile concessione degli autori.
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