Sud Africa
La comunità gay e lesbica attiva contro l'AIDS
La comunità omosessuale partecipa attivamente alla campagna di sensibilizzazione sull'AIDS lanciata quest'anno nella Repubblica Sud Africana. La Campagna d'Azione per la Cura (Treatment Action Campaign), promossa dal gruppo NAPWA, è emersa drammaticamente il 21 marzo scorso, giorno dei diritti umani, con manifestazioni organizzate fuori dell'Ospedale Baragwanath Chris Hani, a Soweto, alla Cattedrale di San Giorgio nel centro di Città del Capo, a KwaMashu presso Durban, ed a Pretoria. Le persone omosessuali, specialmente i leaders della Coalizione Nazionale per L'Eguaglianza di Gay e Lesbiche (NCGLE), hann giocato un ruolo fondamentale nella organizzazione e gestione di queste manifestazioni.
Phumi Mtetwa era uno dei membri del Congresso alla manifestazione di Soweto, Zackie Achmat, presidente nazionale di NCGLE, e Joyce Malope di NAPWA, sono stati fra i protagonisti. Nel suo discorso, Zackie ha fatto appello al Governo perché conceda sussidi per i farmaci di cui le persone sieropositive hanno bisogno per sopravvivere, affinché siano accessibili a tutti e tutte. Ha anche affermato che è una responsabilità del settore imprenditoriale, dei programmi di assistenza medica e dei sindacati prendersi cura dei rispettivi membri colpiti da HIV.
Uno degli obiettivi di NAPWA è garantire che le persone affette da AIDS/HIV siano aiutate tutto il tempo, e la Campagna di Azione per la Cura (TAC) rivendica cure economicamente accessibili a chiunque. Una delle strategie della TAC è la raccolta di firme per una petizione sul tema; un gay impegnato nel gruppo di supporto ai malati di AIDS 'Wola Nani', Nico Swart, ha raccontato che lui da solo era responsabile della distribuzione di più di 60 petizioni. Le pagine delle petizioni si sono riempite di firme nei locali omosessuali in cui le aveva lasciate, e, prima che facesse in tempo a tornare per rinnovarle, le persone stavano già firmando anche sul retro.
(Fonte: Southern Africa's Gay & Lesbian Newspaper, 23-05-1999) |
Stati Uniti
Una lesbica accusa di stupro un poliziotto
Una lesbica di Norfolk, ha testimoniato dinanzi alla Corte Generale di Distretto di aver subito violenza sessuale da parte di un poliziotto che la aveva presa in custodia dopo una rissa. Il giudice responsabile del caso ha deciso che sussistono le condizioni per accusare Christopher Roosevelt Henley, questo il nome del poliziotto 31enne, di fronte alla Corte di Circuito. Il crimine sarebbe stato commesso il 19 marzo scorso. La data dell'udienza non è ancora stata fissata.
Henley, in servizio nella Polizia da 3 anni e 1/2, è stato accusato il 20 marzo, e trasferito ad incarichi amministrativi; il 14 maggio scorso è stato sospeso da servizio, secondo quanto dichiarato dalla portavoce della Polizia.
Henley rischia da 5 anni all'ergastolo, secondo Andrew Sacks, avvocato della difesa; ora è stato rilasciato dietro pagamento di una cauzione di 5.000$, ed ha ricevuto l'ordine di non cercare di mettersi in contatto né con la vittima né con la sua famiglia. Non ha testimoniato durante l'udienza, e nemmeno ha rilasciato dichiarazioni.
La vittima ha testimoniato che la violenza è avvenuta nella sua casa, dopo che la Polizia era stata chiamata per sedare un violento litigio fra due donne, una ex compagna della vittima ed un'altra amica.
Dopo avere calmato il litigio e allontanate le due donne, Henley avrebbe chiesto alla vittima i documenti d'identità, per un controllo, e le avrebbe poi comunicato che aveva un'accusa pendente e avrebbe dovuto portarla in Centrale. Le avrebbe quindi permesso di rientrare in casa a prendere degli effetti personali, seguendola però fino in camera da letto.
Dopo aver ricontrollato i dati della donna, avrebbe concluso che c'era un errore e che non era lei la persona ricercata. Lei era comunque preoccupata di dover andare alla Stazione di Polizia per chiarire tutto l'equivoco.
"Mi chiese se c'era qualcosa che poteva fare per cambiarmi - ha raccontato la donna, che ha aggiunto di aver capito che si riferiva alla sua omosessualità - Io gli risposi che no, non poteva fare proprio niente".
A quel punto, Hanley avrebbe cominciato a toccare le donna e baciarla, spingendola sul letto, mentre lei gridava. La avrebbe poi penetrata, completando lo stupro, per poi andare via.
L'avvocato della difesa ha contestato il racconto della donna, sostenendo che si è inventata la storia per paura di andare in prigione. Se c'è stato un amplesso, è stato consensuale, secondo l'avvocato Andrew Sacks.
(Fonte: Norfolk Virginian-Pilot, 04-06-1999)
Vietnam
Campagna nazionale di lotta all'AIDS
Il Vietnam ha deciso di rafforzare le azioni di lotta contro l'AIDS, inaugurando il 'mese di lotta all'AIDS', dal 25 maggio al 30 giugno 1999. L'obiettivo della campagna nazionale è quello di aumentare la consapevolezza del pubblico sul pericolo della malattia e sulla necessità di occuparsi delle persone sieropositive. La campagna si concentra sulle misure che famiglie e comunità dovrebbero adottare per bloccare la diffusione dell'epidemia e per offrire cura alle persone affette da HIV.
Il Vietnam è stato menzionato dalle Nazioni Unite come un buon esempio di impegno politico e di effettiva prevenzione, come ha riportato Chung A, vice presidente della Commissione Vietnamita per la Lotta all'AIDS. La campagna dovrebbe incoraggiare la popolazione ad usare il preservativo e a non scambiare con nessuno le siringhe ipodermiche. Circa l'85% dei casi di AIDS, per lo più fra persone giovani, è dovuto alla trasmissione del virus tramite siringhe infette.
La campagna, inoltre, celebra il quarto anniversario dell'introduzione di leggi statali per la lotta all'AIDS, il 31 maggio, ed il Giorno Internazionale della Prevenzione, il 5 giugno.
Alla metà di maggio, a più di 13.000 persone in Vietnam era stata diagnosticata l'infezione da HIV, e più di 2.440 avevano già sviluppato il pieno corso della malattia; 1.292 ne erano già morte. L'epidemia si sta diffondendo ad allarmante velocità nelle città settentrionali, e in province quali Quang Ninh, Hai Phong, Lang Son e la capitale Hanoi.
Stati Uniti
Il primo ambasciatore omosessuale
Nomina-sfida
Washington - Sfidando le obiezioni dell'opposizione repubblicana al Senato, il presidente Usa Bill Clinton ha nominato il filantropo James Hormel, omosessuale dichiarato e sostenitore di gruppi gay, la cui conferma è bloccata da due anni al Senato, ambasciatore temporaneo in Lussemburgo.
Il presidente Clinton ha approfittato della pausa dei lavori del Congresso, per utilizzare la clausola della legge che gli permette di fare nomine temporanee quando il Senato non è in sessione.
Il Presidente, adottando questa procedura, un incarico pro tempore, spera così di mettere i senatori di fronte ad un fatto compiuto. James Hormel, originario di San Francisco, diventerebbe così il primo ambasciatore degli Stati Uniti dichiaratamente omosessuale. Hormel resterà in carica "temporanea" fino alla fine del 2000.
Il giurista era già stato nominato alla carica dal presidente Clinton nell'ottobre 1997, e poi di nuovo lo scorso gennaio, ma al Senato gli elementi conservatori erano riusciti ad ostacolarne la conferma.
L'ambasciatore, 66 anni, ex preside della facoltà di legge a Chicago, è un attivista per la lotta all'Aids e finanziatore di organizzazioni omosessuali, e proprio su questo punto si à levato il veto dei repubblicani più conservatori.
I democratici sostengono che in aula ci sono i voti per confermare la sua nomina, ma i repubblicani l'hanno bloccata in commissione, dove hanno la maggioranza.
(Fonte: La Stampa) |
Marocco
Aumenta la trasmissione eterosessuale dell'AIDS, a farne le spese soprattutto le donne
Rabat - L'AIDS è una epidemia globale che oramai incide in tutti i settori della società: donne, uomini e bambini. La diffusione della malattia nella popolazione femminile avviene in coincidenza con l'aumento della trasmissione del virus HIV per via eterosessuale.
Le donne sono più vulnerabili a causa della loro condizione biologica, epidemiologica e sociale. Secondo il capitolo marocchino della Organizzazione Panafricana per la lotta all'AIDS, la maggior parte delle donne sieropositive sono giovani, ed in piena età riproduttiva.
Mentre le malattie a trasmissione sessuale non alterano la fertilità, il feto ed il neonato corrono gravi rischi. Secondo uno studio della organizzazione marocchina per la lotta all'AIDS, le donne sieropositive devono affrontare problemi di natura familiare e sociale, oltre che medica. La trasmissione dalla madre al bebè del virus della immunodeficienza avviene durante il periodo della gravidanza o al momento della nascita. Quest'ultimo con un incidenza fra il 15 e il 30% dei casi. L'uso dell'antivirus Zidovudine (AZT) da parte di donne incinte riduce il rischio di trasmissione del virus al feto di almeno due terzi.
Allo stadio più avanzato della malattia, la madre sieropositiva può trovarsi ad affrontare complicazioni nella gestazione e anche, in alcuni casi, una fatale infezione polmonare.
L'organizzazione marocchina per la lotta all'AIDS incoraggia le donne sieropositive ad utilizzare il preservativo per evitare la trasmissione del virus al compagno (o compagna!) e come metodo anticoncezioanle sistematico. Il documento dell'organizzazione consiglia anche l'uso della pillola, ma scoraggia la pratica della sterilizzazione.
(Fonte: Africa News Service, 02-06-1999) |
Scozia
Sarò la madre della figlia
della mia compagna lesbica
Il successo di Tina dopo la morte della partner
Glasgow - Una donna che ha perso la sua compagna lesbica in un incidente stradale, potrà allevare la figlia della sua partner con la benedizioni dei nonni della bambina. Jill Telfer, 27 anni, è morta lasciando la figlia di due anni Jordan, che aveva cresciuto insieme alla sua amante Tina Robertson.
I nonni della piccola sono diventati custodi legali della bambina, perché erano i parenti più vicini, ma sono stati d'accordo che il migliore posto per Jordan e' con Tina.
La coppia aveva vissuto insieme per sei anni, e Jill era rimasta incinta grazie ad un amico. Tina anche ha un figlio, Michael, di 11 anni, da una precedente relazione.
Nonostante Tina non abbia alcun diritto legale per la custodia di Jordan, è riuscita ad ottenere una "custodia congiunta" in accordo con i genitori di Jill.
Tina, 32 anni, ha detto: "Jordan è mia figlia, nonostante la legge dica altrimenti. I genitori di Jill avevano accettato la nostra vita insieme e sapevano che Jill avrebbe voluto che Jordan stesse con me. Io ero presente alla sua nascita. Lei è come se fosse mia e mio figlio è un buon fratello per lei. Noi siamo una famiglia.
I genitori di Jill sono stati meravigliosi e hanno pensato solo al bene di Jordan. Non cerchero' di adottarla, perche' vorrebbe dire negare i loro diritti. Avranno voce in capitolo su tutte le decisioni che la riguarderanno."
La tecnica di laboratorio Jill, è morta quando la sua motocicletta si è scontrata con una macchina, mentre stava tornando a casa a Clackmannan il mese scorso. Tina è rimasta distrutta, dopo sei anni di vita insieme. La coppia indossava le fedi ed era descritta come la "coppia perfetta" dai vicini.
Ieri Tina ha detto che si premurerà affinché Jordan non dimentichi la sua amata madre. Ha detto: "Jordan aveva ogni cosa di cui avesse bisogno. Non era solo per le cose materiali, aveva tutte le attenzioni. Jill era una madre premurosa. Jordan è troppo piccola per capire cosa sia successo e dimenticherà sua madre. Ma io glielo ricorderò. Non voglio che dimentichi che persona meravigliosa era. Continua a chiedere di lei, ma io sono costretta a dirle che non è qui al momento."
Tina, originaria di Aberdeen, ha aggiunto: "Ero là quando Jordan è nata, l'ho portata a casa assieme a Jill. E' la sorella di Michael e lui la ama. Abbiamo vissuto come ogni altra famiglia normale, ciascuna prendendosi cura di Jordan. Era un matrimonio."
I genitori di Jill, Jack e Sara, di Ballantrae, Ayrshire, erano troppo addolorati per discutere l'accordo. Ma Jack ha detto: "Stiamo facendo la cosa giusta."
L'esperto di diritto di famiglia, Elaine Sutherland, professore a Glasgow, ha detto che l'accordo tra Tina ed i nonni è stato un "approccio benvenuto" per il benessere della bambina. Ha aggiunto: "Comunque, un tale accordo, non dà alcun diritto legale fino a quando una corte non lo ratificherà":
Anne Allen, rappresentante della Responsabilita' Sociale della Chiesa di Scozia, ha detto: "La chiesa vede che le coppie dello stesso sesso, non sono guardate nella stessa luce come le coppie sposate e che nella legge non hanno gli stessi diritti. Ma il senso comune, e la preoccupazione per la bambina, dovrebbero essere sufficienti".
Monsignor Tom Connelly, portavoce per la Chiesa Cattolica in Scozia, ha aggiunto: "Questa bambina è cresciuta con questa persona, sarebbe sbagliato portargliela via."
(Fonte: Daily Record and Sunday Mail, 13 Giugno, 1999) |