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Luigi Settembrini in un'incisione ottocentesca
BIBLIOGRAFIA

Luigi Settembrini, I Neoplatonici, Rizzoli, Milano 1977. (Con una nota di Giorgio Manganelli e prefazione di Raffaele Cantarella).

Stefano Casi, "Un patriota per noi: Luigi Settembrini". In: Enrico Venturelli (a cura di), Le parole e la storia. Ricerche su omosessualità e cultura, Il Cassero, Bologna 1991 ("Quaderni di critica omosessuale n. 9), pp. 49-70.
Alle pp. 68-69 contiene un'ampia rassegna stampa delle recensioni apparse al momento della pubblicazione de I neoplatonici.

Settembrini Luigi
(1813-1876)

Patriota e letterato italiano, nato a Napoli, partecipò ai movimenti per l'unità d'Italia, ragione per cui fu nel 1851 condannato da Ferdinando II di Borbone-Napoli prima a morte, e successivamente all'ergastolo, come cospiratore. Fu fatto evadere nel 1859 dal figlio, che dirottò in Irlanda la nave che doveva deportare lui e altri in America.

Fu in esilio in Irlanda, poi in Inghilterra, infine a Firenze, continuando a scrivere e a militare. Dopo la proclamazione del regno d'Italia, avvenuta nel 1860, insegnò all'Università di Napoli. Fu nominato senatore del Regno nel 1873.

Autore di Ricordanze della mia vita e di numerose altre opere, fra cui Lezioni di letteratura italiana e la traduzione integrale in italiano delle opere di Luciano di Samosata, tutt'ora fondamentale.

Dell'omosessualità del Settembrini si parlò per la prima volta nel 1977, quando fu inaspettatamente pubblicato un suo romanzo breve, I neoplatonici, fantasia omoerotica ambientata nella Grecia antica.

Scritto durante la prigionia, subito dopo la traduzione di Luciano (vale a dire fra il 1858 e il 1859) fu da lui inviato alla moglie come (apocrifa) traduzione di un testo greco antico.

Lasciato alla morte del Settembrini fra le carte inedite, il manoscritto fu esaminato fra gli altri da Benedetto Croce, che ne sconsigliò la pubblicazione.

I neoplatonici è uno scritto breve, ma rivelatore delle fantasie intime del suo autore. Privo di una vera trama, segue passo passo le vicende di due ragazzi che s'innamorano l'uno dell'altro e divengono amanti, e si conclude con le contemporanee nozze dei due. Il racconto comprende descrizioni di rapporti sessuali (anali) che non hanno paralleli nella letteratura italiana di quell'epoca.

Benché il respiro modesto dell'opera impedisca di classificarla tra i lavori importanti di Settembrini, si tratta comunque di uno scritto di livello più che dignitoso, dallo stile agile e fresco, dotato di una certa eleganza.

Degna di nota è inoltre l'immagine che presenta, assolutamente positiva e serena, della relazione omosessuale. Polemicamente l'autore ripropone una certa concezione pre-cristiana della (omo)sessualità, e presenta l'amore omosessuale come un elemento della vita umana capace di dare gioia e soddisfazione. Inoltre ne tratta come di una relazione provvista tanto di una dimensione affettiva quanto di una dimensione erotica, con un approccio assai raro nel panorama letterario di quel secolo.

All'apparire del libro non è mancato chi lo considerasse il risultato di una sorta di "rivelazione" che Settembrini avrebbe ricevuto da rapporti omosessuali in carcere. Si tratta comunque di un'ipotesi, per il momento non avvalorata da documenti.

Giovanni Dall'Orto


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L'Archivio di Storia Gay e Lesbica è a cura di Giovanni Dall'Orto

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