Se da un lato il 1937 è l'anno del dolore per la morte della madre, dall'altro è anche l'anno in cui nasce il legame tra Britten e Peter Pears.
Peter Neville Luard Pears nacque a Farnham nel Surrey il 22 Giugno 1910. Il padre Arthur Grant (1863-1948) era un ingegnere civile che fece carriera nella compagnia ferroviaria della colonia indiana. Ed è a Bombay che sposa Jessie Elizabeth de Visme Luard (1869-1947), (madre di Peter). La famiglia era in gran parte formata da religiosi ed ufficiali e lo stesso Peter avrebbe potuto condurre una carriera da vesovo o generale. Compie studi regolari non scegliendo né l'una né l'altra delle suddette possibilità. E'uno studente modello che ama cantare nel coro del college. Non prosegue la carriera universitaria e inizia ad insegnare nella scuola in cui lui stesso aveva studiato, Grange, in un paesino del Sussex. Convinto da Nell Burra, sorella di Peter Burra, suo compagno di college, a studiare seriamente canto, Peter fa un'audizione alla scuola di canto Webber-Douglas, ed il verdetto è : "una meravigliosa mezza voce, ma non granché altro da sviluppare che possa procurargli di che vivere". Nell insiste ed ottiene che Peter si presenti al Royal College of Music, al quale viene ammesso. Contemporaneamente ottiene di entrare nei BBC Singers. Questo impiego gli permette di vivere in un appartamento a Londra assieme a due colleghi dei BBC Singers. Avanzando lo studio del canto matura seri dubbi sulla sua effettiva tessitura, non riuscendo a trovarsi completamente a suo agio né come tenore né come baritono. John Shirley-Quirk e Robert Tear, entrambi cantanti che lavorarono con Pears, sostengono che Pears fosse in realtà un baritono che raggiungeva il registro più acuto tramite il falsetto.
Nel 1936 Peter Burra, di cui abbiamo già parlato, è critico musicale di The Times, ed in questa veste conosce Britten. L'incontro tra Britten e Pears avverrà soltanto nel Marzo del 1937, naturalmente per il tramite di Burra.
Da questo incontro nasce un'amicizia destinata a diventare sempre più intensa, fino a trasformarsi in un legame affettivo che durerà fino alla morte di Britten.
Ma prima di maturare questo legame affettivo si crea tra i due un'intesa artistica estremamente efficace. Pears trova un musicista in grado di incrementare la sua tecnica vocale, e Britten trova un cantante disposto a farsi modellare secondo le esigenze del compositore. Un ulteriore elemento potrebbe avere fatto dedicare Britten alla voce di Pears: secondo quanto riporta Kennedy, la voce di Pears era incredibilmente simile a quella di Mrs. Britten.
Nell'autunno del 1937 Britten acquista un vecchio mulino chiamato The Old Mill, nella cittadina di Snape, nel Suffolk. Rimarrà per lungo tempo l'abitazione del compositore. Lì completò la composizione di On This Island, serie di poesie di Auden dedicate ad Isherwood. E sempre nell'Old Mill compose il suo Piano Concerto n°1 (notiamo che comunque rimarrà l'unica concerto per pianoforte di Britten). E'una commissione della BBC per i "Promenade Concerts", viene eseguito nel 1938 con Britten al pianoforte e Sir Henry Wood sul podio. Si articola in quattro movimenti: Toccata, Waltz, Recitative and Aria, March. I titoli dovevano suggerire (come specifica Britten stesso nel programma di sala) l'allontanarsi dal pesante paragone coi modelli classici ed indicare un viaggio per esplorare le varie possibilità dello strumento. Il concerto non piacque ed in seguito alle osservazioni negative della critica Britten lo riprese nel 1945 dando una nuova versione del terzo movimento che diventa Impromptu.
Nel 1939 Britten e Pears si trasferiscono in America. Non ci sono ragioni specifiche per questo viaggio. Lo stesso Pears, in un'intervista del 1980, dirà solo che "in qualche modo le cose non stavano andando meravigliosamente bene in Inghilterra, almeno [Benjamin] pensava così...ed eravamo entrambi pacifisti, e non sapevamo cosa avremmo potuto fare [quando sarebbe scoppiata la guerra]. Oltre ad andare in prigione o qualcosa del genere per un bel po', cosa che non ci attirava molto...E così decidemmo - come aveva già fatto Auden - che la sola cosa da fare fosse andare in America."
Dunque il pacifismo è stato una molla che spinse alla traversata. Ma al momento della traversata (Maggio 1939) la guerra non era affatto una certezza e la prigione non era poi così automatica per gli obiettori di coscienza, come vedremo al ritorno di Britten e Pears in patria. L'accenno alle cose che non andavano meravigliosamente bene non si può riferire alla sua carriera di musicista, visto che stava ottenendo commissioni dalla BBC (si veda quanto detto del Piano Concerto). Il motivo più impellente è forse da vedersi in quell'accenno che Pears fa ad Auden. Abbiamo visto nel precedente capitolo quanto forte fosse l'influenza di Auden sul musicista. E quando il poeta si stancò di essere il "poeta di corte della sinistra", e decise di partire per l'America Britten lo seguì, conformemente con l'abitudine di seguirlo in molti aspetti della sua vita. Non sapendo che tutto sommato anche i motivi che spingevano Auden a partite erano piuttosto confusi. Disse Auden all'amico scrittore Louis MacNeice che in Inghilterra "l'artista si sente essenzialmente solo, intrappolato in radici moribonde, sempre in opposizione ad un gruppo". Secondo Kennedy quest'ultimo accenno si riferiva alla propria omosessualità, che dovette essere un fattore determinante nella sua decisione di "trovare il completo anonimato" di cui aveva bisogno in una cultura straniera. Collegando a ciò la considerazione che anche Britten fosse omosessuale, abbiamo un quadro sufficientemente dettagliato del perché di questo viaggio. Aggiungiamo solo un ulteriore inciso. E'probabile che a questo stadio della sua carriera Britten non volesse vivere solo della musica che gli veniva dalla tradizione britannica. Fallito il tentativo di diventare allievo di Berg (si veda il precedente capitolo), è probabile che, pur tra mille incertezze, volesse trovare altrove il materiale della propria arte. Forse voleva evitare che l'Inghilterra, mettendosi a sua disposizione, finisse per imprigionarlo, come è stato osservato.
In questo panorama La coppia Britten-Pears lascia l'Europa nel Maggio del 1939, dirigendosi verso la loro prima tappa in Canada.
Il lavoro arrivò subito con un lavoro commissionato dalla Canadian Broadcasting Corporation (l'emittente canadese), si tratta di Young Apollo per piano ed orchestra d'archi. Opera non molto significativa che pare celebrativa della scoperta di un nuovo mondo.
Una seconda commissione fu il Violin Concerto. In re maggiore, come il concerto per piano, inizia facendo esporre il ritmo-motto dai timpani ed affidandolo subito dopo allo struggente lirismo del violino solo. Le procedure della forma sonata vengono utilizzate fino a quella che dovrebbe essere la ricapitolazione che Britten rende il climax del movimento omettendo il gruppo del secondo soggetto e dando al primo soggetto una nuova importanza per via del ritmo-motto che influenza tutto il materiale tematico del concerto. E se il primo movimento può essere considerata l'esplorazione delle possibilità di "canto" del violino, il secondo è senz'altro un esempio di "danza", rappresentata dai ritmi asimmetrici ed un intrusione berlioziana nel fantastico quando il violino tace improvvisamente lesciando che il tema dello scherzo si trasformi in un "a solo" di tuba con due ottavini che forniscono un ostinato staccato sostenuto dal tremolo armonico degli archi. La cadenza fa da ponte tra lo scherzo ed il finale, una Passacaglia, forma musicale che Britten userà per alcune tra le sue pagine più impressionanti.
La permanenza in Canada gli procura l'esecuzione e trasmissione radiofonica delle Variationi su un tema di Bridge e di un recital di sue canzoni cantate da Pears. Ma la vera meta del viaggio in America è New York dove avrebbero rivisto Auden ed Aaron Copland e dove Britten avrebbe dovuto prendere contatto coi rappresentanti dell'editore Boosey & Hawkes. Ma c'era una certa dose di preoccupazione in merito a come Britten avrebbe reagito alla città. In una lettera del 27 Giugno dice di non vedere l'ora di arrivare a New York ma al tempo stesso si sente nervoso al pensiero di quanto essa sia una città sofisticata e brillante. Inoltre non aveva ancora deciso se stabilirsi definitivamente negli Stati Uniti o meno, anche se la propensione era a non fare ritorno in patria: "Credo che a me potrebbe andare bene questo lato dell'Atlantico - ma per ora è impossibile dirlo - perché molte cose dovranno essere sistemate prima che possa decidermi".
Se i progetti sulla propria vita erano ancora confusi, ci fu una sistemazione definitiva nella sua vita sentimentale. E' durante il soggiorno a Grand Rapids, in viaggio verso New York, che la relazione tra Britten e Pears diventa una storia d'amore: "Non dimenticherò mai" scriverà Pears alcuni mesi dopo "una certa notte a Grand Rapids. Ich liebe dich...Sono tremendamente innamorato di te".
In viaggio verso New York e durante la permanenza nella città, Britten musica un nuovo ciclo di poesie, questa volta prese da Rimbaud.
Les Illumunations
Si tratta di nove pezzi, il sesto dei quali è un interludio solo orchestrale, per voce ed orchestra. E anche se la prima esecuzione (a Londra nel Gennaio del 1940 con l'orchestra diretta da Boyd Neel) affidava la parte vocale al soprano Sophie Wyss, fu sempre Pears a cantare sotto la direzione di Britten, fin dalla prima esecuzione americana. Questa ebbe luogo nel Maggio 1941 in occasione del New York Festival of the International Society for Contemporary Music. E' stato osservato che quest'opera segna il passaggio di Britten dalla veemenza protestataria del 1938 all'atteggiamento introverso di chi ha scelto di auto-esiliarsi nel Nuovo Mondo; pensando, in quel periodo di restarci per sempre.
Il brano inizia con degli arpeggi dei violini e delle viole, eco della "fanfara" che dà il titolo al brano (Fanfare, appunto); l'effetto è di incisiva brillantezza in supporto alla dichiarazione drammatica del canto che si stende su pesanti accordi pizzicati con la ricorrente frase-motto "J'ai seul la clef de cette parade sauvage". Lo scontro delle triadi di si bemolle e di mi stabilisce lo schema tonale dell'intero lavoro conducendo ai modi Misolidio e Lidio. Il numero due, Ville, sfugge alla tentazione di illustrare musicalmente la serie di immagini insolite proposte dal testo e si concentra sulle agilità della voce. Phrase (numero tre), fa compiere al canto ampie frasi ad arco che procedono verso l'alto fino al climax raggiunto con la parola "danse". Questa breve canzone fa da peludio ad Antique, il cui accompagnamento è fatto di semplici accordi suonati dagli archi, mentre la linea vocale si produce in sensuali arpeggi poggiati sull'accordo di si bemolle. Royauté è pervaso da un eccitamento cerimoniale, ma il punto notevole è costituito dalle fioriture vocali spiegate con con flessibile libertà, indicazione precisa dello stile declamato operistico. In Marine il virtuosismo del cantante è sottolineato da un ostinato. L'interludio termina con la declamazione dell'inizio. Being Beauteous, in forma ternaria, è la canzone più apassionatamente erotica del ciclo, con instancabili trilli nell'accompagnamento a mimare i brividi e i sussulti del poeta. Parade è una marcia cui gli armonici percussivi dei contrabbassi conferiscono uno speciale tocco di oscurità. Qui l'immaginario del poeta trova una precisa rispondenza musicale nel ritorno del motto ('J'ai seul la clef...'). Simbolicamente l'ultima canzone è Depart, che chiude il ciclo in mi bemolle, dopo il do maggiore e il do minore dei due movimenti precedenti. E' una linea vocale molto semplice su un accompagnamento anch'esso semplicissimo ma che ottiene un effetto di forte impatto emotivo.
A New York non rimarranno a lungo, preferendo trasferirsi poco lontano dalla città, prima a Woodstok, vicino ad Aaron Copland, e poi presso i Mayer, una famiglia di ebrei tedeschi costretta a fuggire dalla Germania nazista. La signora Mayer era una musicista dilettante che amava fare da mecenate a giovani artisti. Prese così in enorme simpatia sia Britten che Pears, decidendo di ospitarli in casa propria.
Una commissione di Paul Wittgenstein conduce al brano per piano ed orchestra Diversions. Il committente era il pianista austriaco, fratello del filosofo Ludwig, che aveva perso il braccio destro in un incidente d'auto. Mentre le celebrazioni per i 2.600 anni dalla nascita della nazione giapponese gli fanno comporre un brano sinfonico da proporre agli organizzatori delle celebrazioni. Si tratta della Sinfonia da Requiem. La commissione del governo giapponese crea qualche problema in patria a Britten. Siamo nella Primavera del 1940, la guerra è iniziata e la partenza dal Regno Unito era stata interpretata come una fuga per paura del servizio militare. Così, fa presente l'editore Ralph Hawkes, diventa difficile far rappresentare le opere del giovane musicista. Inoltre i contatti con un governo nemico, quello giapponese appunto, non aiutavano certo a risolvere la situazione. Per quest'ultimo ostacolo, comunque, si presenterà una spontanea soluzione col rifiuto del lavoro da parte del committente, visto che il brano presentato non "esprime felicitazioni per i 2.600 anni del nostro paese" ed era "una musica puramente religiosa di natura cristiana".
Sinfonia da Requiem
Dedicata alla mamoria dei suoi genitori, la sinfonia si articola in tre movimenti, ognuno dei quali rimanda col titolo ad una perte della messa da requiem tradizionale: Lacrymosa, Dies Irae, Requiem Aeterna. L'inizio è una grave marcia in 6/8 scandita dalla ripetizione nei bassi del re della tonalità di impianto (naturalmente minore); fagotti e corni forniscono il pedale su cui si innesta il tema esposto dai violoncelli. Nel complesso il lavoro è praticamente monotematico, visto che ogni tema scaturisce da una fonte comune. Particolarmente notabile è la personale elaborazione della forma sonata: l'apice si tocca nella ricapitolazione (anziché esservi soltanto richiamato), ed esposizione e sviluppo si fondono rendendo lo sviluppo una specie di ricapitolazione. Gli intervalli di settima del sassofono contralto che accompagna il tema dei violoncelli lentamente conducono al secondo tema, affidato agli ottoni: un perentorio scontro di triadi maggiori e minori, con le terze maggiori e minori del primo tema; scontro che non riesce a trovare una risoluzione lasciando in sospeso un la che diventa la nota iniziale del secondo movimento. Il Dies Irae è lo scherzo della sinfonia. "E' un movimento ternario che scatena le forze più selvagge dell'orchestra moderna". Nel trio il sassofono riespone il tema del primo soggetto del Lacrymosa, e dopo il ritorno dello scherzo il movimento si disintegra nella frammentazione del tema in schegge esplosive ed asimmetriche che costituiscono l'ostinato su cui si innesta la melodia del terzo moimento, Requiem Aeternam, esposto dal flauto in re maggiore derivandolo dagli ottoni del trio del Dies Irae. Da questo punto in poi la musica si fa consolatoria e luminosa a mo' di inno, riesponendo il tema principale del primo movimento, questa volta in re maggiore.
La vita a casa dei Mayer continuava tranquilla, da questa permanenza nasce la prima composizione dedicata alla voce di Pears: Seven Sonnets of Michelangelo, per tenore e pianoforte, composti nel 1940 riceveranno la loro prima esecuzione due anni dopo. Sempre nel '40 nasce un progetto con Auden. In Agosto i due musicisti fanno visita al poeta che si era stabilito nel Massachussetts e comincia a delinearsi l'operetta Paul Bunyan, della quale Audn avrebbe scritto il libretto. Britten e Pears decidono di lasciare i Mayer e di trasferirsi nella casa di Brooklin del poeta, in modo da essere più vicini a New York e di poter lavorare fianco a fianco per la stesura dell'opera. Scelta che comportò qualche problema per Britten, non abituato alla vita piuttosto disorganizzata di Auden. Comunque il lavoro procede e Paul Bunyan viene composto.
Paul Bunyan
Un operetta in due atti ed un prologo, come suggerisce il sottotitolo, destinata agli studenti della Columbia University. L'intento dei due artisti lo definisce Auden in un articolo del New york Times uscito il giorno precedente la prima rappresentazione e che ora è ristampato come introduzione allo spartito:
"A prima vista può sembrare un atto di presunzione che uno straniero prenda ad oggetto della propria narrazione un racconto popolare americano, ma in effetti le implicazioni della leggenda di Bunyan non sono solo americane bensì unversali.
"Fino all'avvento delle macchine la conquista della natura rimase incompleta, e tutte le nazioni dividono una storia comune inquanto utilizzatrici di macchine. Per la prima volta e nello stesso momento, le nazioni sono alle prese con lo stesso problema. Ora che, in senso materiale, possiamo fare praticamente quasi tutto ciò che vogliamo, come facciamo a sapere qual è la cosa giusta da fare e quale quella sbagliata da evitare, dato che la natura non è più una balia dai veloci rimproveri e premi? Di cosa accada aundo gli uomini si rifiutano di accettare questa scelta necessaria, e sono terrorizzati dalla loro libertà o di essa non tengono alcuna cura, abbiamo ora una prova fin troppo chiara".
L'opera ha dunque un soggetto a suo modo mitologico, ispirandosi alla leggenda del gigantesco taglialegna che organizzò la rasformazione del Nuovo Continente in una terra di opportunità, in cui l'uomo ha vinto la natura e l'ha addomesticata ai propri scopi. Il ruolo del titolo non è cantato, ma parlato, e non compare mai in scena. Scelta imposta dalle dimensioni di Bunyan (dovrebbe essere grande quanto l'Empire State Building, secondo quanto riporta il libretto stesso di Auden). Manca un ruolo che spicchi nettamente sugli altri, visto che la sua destinazione di opera per studenti faceva preferire che per tutti ci fosse una parte sufficientemente lunga. Esiste comunque un ruolo principale, affidato a John Inkslinger (tenore) il contabile di Bunyan.
Se il libretto non manca dello spirito e al tempo stesso della densità che caratterizzano la poesia di Auden, la musica rivela il livello di profondo eclettismo che Britten ha raggiunto.
Il prologo è ambientato nelle intatte foreste americane che vivono beate nella loro immutabilità. Il conflitto tra gli Alberi Vecchi, conservatori, e gli Alberi Giovani, desiderosi di novità, viene risolto da Tre Oche Selvatiche che profetizzano la nascita di Paul Bunyan. L'avvento dell'uomo farà sparire la foresta in favore della civiltà. Già in questo inizio c'è il segno di quell'eclettismo di cui si diceva sopra, con l'arrangiamento blues del coro che non crede realizzabile la profezia delle Tre Oche("Once in a while the odd thing happens") oppure con i suoni orientaleggianti dello stupore al segnale che la profezia si realizzerà. Così come risulta addirittura stupefacente l'interludio o meglio il Ballad Interlude, in cui un cantante country con la sua chitarra racconta la nascita di Bunyan ed i suoi primi anni di vita.
Nel primo atto Paul recluta una squadra cosmopolita di boscaioli ed affida, dietro suggerimento dello stesso re di Svezia che gli manda un telegramma apposta, ad Hel Helson l'incarico di guidarli. Arruolato anche il riluttante Inkslinger come contabile Paul dà la buonanotte e si ritira. Nel secondo interludio si racconta la vita dell'accampamento , del matrimonio tra Bunyan e Carrie, della nascita della figlia Tiny e della morte di Carrie. Nella seconda scena Tiny viene portata all'accampamento dove suscita parecchio interesse tra gli uomini, e decide di dedicarsi alla cucina aiutando il cuoco Hot Biscuit Slim.
Nel secondo atto il capo dei boscaioli, Hel Helson, sentendosi sfruttato, sfida Bunyan con cui lotta e perde. Ma viene da lui perdonato. Tiny e Slim si dichiarano amore perenne, con grande delusione di Inkslinger. Paul decide che non c'è più bisogno di lui e va ad aiutare altri uomini. Inkslinger accetta l'offerta di andare a lavoare a Holliwood. Hel Helson va a Washington e Tiny e Slim a Manhattan.
Kennedy nota come quest'opera abbia costituito una sorta di apripista ad una nuova serie di musical in America (Stephen Sondheim; Rodgers and Hammerstein); e anche che l'assorbimento della cultura musicale americana da parte di Britten è stato straordinariamente veloce. Si vedano in proposito sia gli interludi "folk" che il quartetto Blues "Gold in the North".
Dopo l'esecuzione newyorkese Britten decise di ritirare l'opera non facendola stampare fino al 1974. Ciò fu probabilmente dovuto all'accoglienza negativa da parte della critica, che non vedeva di buon occhio l'idea di aver affidato un tema così profondamente americano a due espatriati inglesi. Malgrado l'accantonamento da parte del suo autore, l'opera pare fondamentale per comprendere il focalizzarsi del talento britteniano nella direzione di un fine drammatico ben focalizzato.