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SOFIJA PARNOK (1885-1933), Canti per una Musa canuta

Traduzione di
Paolo Galvagni

Riedito su MondoQueer per gentile concessione di Paolo Galvagni.

NOTE
1) Questa lirica accenna alla rottura del rapporto con Marina Cvetaeva. Il dettaglio del quaderno pare riferirsi al ciclo "Amica".
2) Ljudmila Erarskaja, attrice, amica intima della poetessa.
3) Il vezzeggiativo Ma_en'kari riferisce alla Erarskaja.
4) Marina Baranovič, traduttrice, amica della poetessa. Questa lirica è costruita sul riferimento alla Cvetaeva.
5) Rusalka, personaggio della mitologia russa, ninfa delle acque.
6) La Maksakova è definita Gjul'nara, eroina orientale, protagonista dell'omonima opera, di cui la Parnok scrisse il libretto.
7) L'autrice immagina che la Maksakova parli in prima persona. Si può scorgere un accenno alla parte di Carmen, interpretata dalla cantante.

Sofija Parnok (1885-1933)

Canti per una
Musa canuta

(da "Vite", 19__)
Nella folla

Entrasti, come entravano migliaia,
Ma scaturì il fuoco dalla porta,
E mi si rivelò lo stesso segno
Profetico inciso sulla tua mano.
Sì, lo so,- l'anello di Venere
Suggella anche la tua mano:
Troppo cadenzato il tuo incedere,
Troppo fievole il fuoco dello sguardo,
E sotto la cipria il volto è lacrimoso,
Sulle labbra, sotto il belletto, il sangue,-
Sì, sorella mia, sì, ecco come
Bacia - l'amore!

Arrossire per un verso dedicato
Ed esigere la restituzione delle lettere,-
È sacro il dono e non dipende
Dalle tue mani sacrileghe!
Che cosa restituire? Su, prendi
Il quaderno scritto rigo su rigo, (1)
Ma non restituirò il fuoco, l'acqua
E il vento dei mormorii d'amore!
Non per loro è nera la mia notte,
Vuoto lo sguardo e soave la voce,
Ma so forse quale spiga
Del tuo grano è germogliata?

Vedere d'un tratto in un altro animo
Lo stesso terrore, la stessa notte,-
Ah, no! No, non ti rattristerai
Della mia malinconia ebbra.
Com'è bello vederti tubare,
Come un colombo, sotto la mia mano!
Ti riscaldi le piume, come al sole...
E non ti brucerà il mio fremito,
Il mio spirito oscuro voli accanto
Al tuo animo e non lo sfiori,
E nella mia ora mortale l'orecchio
Colga il tuo mormorio quale ultimo suono.

Dall'almanacco "Kovčeg"
[Scrigno] di Teodosia

Ogni sera prego Dio
Perché tu mi appaia in sogno:
Ti ho amata tanto,
Che ormai non ti amo più.
Ogni sera mi porto
Accanto a camere deserte,-
Sveglio la memoria assonnata,
Ma di te non serba ricordo...
Ostinatamente, ancora e ancora,
Con le labbra empie ripeto
Piano il tuo nome
Per destare l'amore...
1919

(da "Musica")
a L.V. Erarskaja (2)

Si chinerà un fiore sull'esile stelo...
Oh, mia amata, lascerò
Su questa terra quanto ho amato,
Amalo per me, mia cara,
Questi petali leggiadri,
Questa fiamma, disseminata nel cielo,
Queste lacrime (che il non poeta
Non capirebbe!) - estasi della malinconia,
Il solitario tumulo nella steppa,
E il grandioso canto del verso,
Ma in questa vita non amar meno
Lo scatenato tamburello degli zingari...
Sono rosee le cupole al tramonto,
Su Mosca volano i colombi.
Oh, amata, più di tutto ama
Le campane della sera!
1917

 Quando mormorerai nel sonno,
E la tua voce sarà stizzita,
Ti prenderò piano per un dito
E sussurrerò: "Racconta di me,-
Quanto mi ami, amore mio?
Come mi vezzeggi, colombo mio?"
E si apriranno i battenti spaventosi
Di una porta, sino ad allora serrata.
Con folle sveltezza
Sgorgherà un dolore celato,-
E il tuo animo, piangendo, vedrà
Quanto odia pazzamente.
24 dicembre 1919

a Ma_en'ka (3) 

Perché mi è dato questo, Dio mio?
Una luce nel mio cuore opaco!
Sei come un piccolo stelo, dal vento
Baciato e agitato.
Disperazione più beata
Non serberò nel mio cuore.
Perché io, rea di tutto,
Sono sconfortata per l'affetto?
26 febbraio 1916

A Marina Baranovič (4)

Tu giovane, dalle gambe lunghe!
Col corpo alato così mirabile!
Con quale stento trascini goffamente
Lo spirito, turbato per la malinconia!
Oh, conosco questo incedere dello spirito
Tra vortici della notte e frane nei ghiacci,
E questa voce, che sorda scaturisce
Da vive profondità, note a Dio.
Ricordo le tenebre degli stessi occhi chiari.
Come davanti a te, tacevano tutte le voci,
Quando lei, folleggiando coi versi,
Ci avvampava con la sua sbadatezza.
Come stranamente me la ricordi!
Gli stessi riverberi rosei, dorati,
Madreperlacei sul viso, la pelle di seta,
Lo stesso battito del tepore...
Lo stesso gelo dell'astuzia perfida
E l'ambiguità!... Ma l'ho perdonata!
Ti amo e, attraverso te, Marina,
La visione della tua omonima!
autunno 1929

a Marija Petrovna Maksakova

V'è forse la tormenta in inverno
E il cielo azzurro, come il turchinetto?
Mi sono grati i tuoi occhi strabici,
E il tuo animo di sbieco.
E mi piacciono i tremori di queste spalle,
L'irruenza dell'incedere vigoroso,
La tua favella vuota e avara,
I tuoi turgidi fianchi di rusalka.(5)
Mi piace struggermi nel tuo gelo
Come in un'alta fiamma,
Mi piace - posso forse ammetterlo! -
Mi piace non piacerti.
6 ottobre 1931

Dedica su un libretto d'opera
a M.P.Maksakova

Tu vieni e io vado.
Ma sulla soglia, partendo,
Voglio salutarti,
Piccolo portento terreno.
Accetta questo dono amoroso.
Possa ravvivare i tuoi sensi
Il racconto vivo e sanguigno
Delle insidie di un amore vendicativo.
Sinora il tuo fresco mezzogiorno
Non ne conosceva lo splendore...
Sospira e fiorisci, Gjul'nara, 6)
Oh, sussulta, usignolo mio! Canta!
14 novembre 1931

Canzone zigana alla Maksakova (7)

So per chi vagheggi, caro,
E per chi sospiri:
Ti ho avvampato
Con questo freddo afoso.
Non celarti, non prodigarti,
Comunque verrai di nuovo,
Ci ha punti nel cuore
L'amore zigano.
Sono allegra questa sera,
Sono come una tempesta di maggio...
Ricorderai queste spalle
E gli occhi strabici!
22 gennaio 1932

 


Versi inediti,
non inclusi in raccolte

(da "Orsa Maggiore")

Ti sogno, sogno il deliquio...
Baratynskij
 
Gli occhi spalancati e la bocca serrata.
E ho voglia di gridare rozzamente:
Oh, dissennata! Chiudi, al contrario,
Chiudi gli occhi, apri per me le labbra!
Ecco, tiranna... Finalmente!...
Non ci affretteremo invano.
Che corra il giovane inesperto,-
Amo il quinquennio nel bacio!
febbraio 1932

La testa canuta. E il sembiante giovane.
Il profilo di Dante. E lo sguardo alato,-
E nel cuore la tristezza sfiora le corde:
Ah, ora il mio amore è inopportuno!
Ma tu incuriosisciti, ascolta come sorge
Repentina la follia al tramonto della vita...
Sì, vorrei essere più forte e più secca,
Come vino vecchio,- io stessa sono vecchia!
Che il tempo disperda questa soavità,
Ne ho abbastanza. Non voglio volere!...
Felici coloro che riescono in gioventù
A scintillare, a spumeggiare, a cantare...
Io ho tardato. È calato il sipario.
La sala è vuota. Non è l'intervallo, ma la fine.
Solo là, tanto più disperatamente,
Nel paradiso ancora imperversa lo stolto.
10 marzo

 Non sei buona, non sei malvagia,
Sei secca come un albero secco,
Non so perché ti porto
La costellazione del verso.
A chi darò in mano
La mia Orsa Maggiore!
Né a destra, né a sinistra
Non sarai mai in Paradiso.
Non sei gelida, ma fredda,
Non sei ardente, ma tiepida.
Perché come un'onda enorme
Sei passata nell'immaginazione!...
Ma non fraintendermi:
Senza suppliche, senza rancore,
Non prendo indietro i doni,-
Che fare! Ti amo.
13 marzo 1932

(da "Bene Inutile")

Tu e io, mi pare, proveremmo
Una dolcezza acuta e intollerabile.
Non per questo forse mi passi accanto
Senza rispondere, con ottusa caparbietà?
Meglio così! Sgorghi pure l'oscurità,
E profonda si spalanchi la notte,-
Comunque non potrei morire:
Berrei la vita dalle tue mani!
Che sogneremmo a occhi aperti,
Da quale musica saremmo cullati,
Come una vacillante barchetta al molo!...
Ma basta. Vieni. Non chiamo.
Marzo

Ti vedo scendere dal tram -
tutta amata,
Spira il vento, pervadendo il cuore -
tutta amata!
Non stacco lo sguardo da te -
tutta amata!
Da dove sei apparsa così -
tutta amata?
Tu, aquila dei ghiacciai del Caucaso,
riarso in inverno,
Recando un dolcissimo contagio -
non sei malata,
Offuscando il senno dell'amante -
non impazzirai,
Inebri i cinque sensi subito -
tutta amata!
aprile

Attraverso quanto faccio, penso, ricordo,
Fra tutte le voci attorno a me e in me,
Come l'attimo di quiete, più forte di tutti i rumori,
Come il suono, come il sapore, come un lampo nel buio,
Come l'alito che muove le stelle,
Ecco così sei entrata nella mia vita,
Oh, gioia mia! Oh, mia ispirazione!
Oh, amaro dolore mio!
giugno

Rosa canuta

È notte. Nevica.
Mosca dorme... E io...
Oh, come non dormo,
Amore mio!
Oh, come canta riarso
Il sangue di notte...
Ascolta, ascolta, ascolta!
Amore mio:
V'è nei tuoi petali
L'argento del gelo.
Oh, rosa canuta,
A te il mio verso!
Respiri sotto la neve,
Rosa di dicembre,
Elargendomi
Sconsolato languore.
Canto e piango,
Piango e canto,
Piango ché perderò
La mia rosa!
16-17 giugno

Ricordi l'angusto corridoio
Tra i cespugli di ribes?...
Da allora sei diventata musica
E stupenda patria per il sogno.
Sei diventata vita e morte per me,
Tu, così fragile,
Ti sei consumata, esausta,
Mia colombella!...
Perdona se non ti allieto,
Come un ospite indesiderato,
Se cado sotto questo
Fardello di passioni.
Oh, questa mestizia implacata!
Non ha nome...
Perdona se ti amo, amata,
Perdonami, perdonami!
5 febbraio 1933



L'Archivio di Storia Gay e Lesbica è a cura di Giovanni Dall'Orto

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