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Articolo da "La Verità" 9 Ottobre 1960

"Settimanale della Federazione Bresciana del P.C.I." - GUIDO FRASSINE Direttore Responsabile - Direz., Redaz., Amministr., Via A. Gramsci 17 - Registrato dal tribunale di Brescia il 13/10/1950 n. 44 - "Cooperativa Tipografica Bresciana" Viale Piave, 55 Brescia

Testo trascritto e inviato da Stefano Bolognini

"La Verità" Domenica 9 Ottobre 1960.
Dall'Archivio Micheletti.

Ha la sua centrale nella cattolica Brescia
La turpe vicenda dei "balletti verdi"

Una vasta organizzazione
per "la tratta degli adolescenti"

Siamo stati i primi, crediamo, a sapere che lo scandalo dei Balletti Verdi era passato dal Comando dei Carabinieri al Giudice Istruttore dott. Arcai e al Pubblico Ministero dott. Giannini. Abbiamo telefonato la notizia all'"Unità"' che è uscita con la cronaca dettagliata prima degli altri giornali.

Da parecchio tempo i Carabinieri conducevano indagini. Si erano raccolte denuncie di genitori. E cosi venivano mano mano strutturandosi, sotto gli occhi esterrefatti degli organi inquirenti, le linee d'una organizzazione per lo sfruttamento di giovani minorenni, con la regia di convegni, di reclutamento di personale e di clienti. Sono accertate 3 sedi nel bresciano di codesta organizzazione: a Castelmella, sul lago di Garda e probabilmente a Pontedilegno.

È accertato altresì che questo vasto "club" di omosessuali è esteso, tiene le fila con molte altre città, fino a giungere a Roma, Milano ecc.

In questo giro enorme si inseriscono episodi di ricatti, di violenze, ecc. I ragazzini percepivano 1.000-2.000 lire; il maggior incasso andava agli organizzatori centrali che usavano anche ricattare (con la minaccia dello scandalo) i clienti più in vista. A questo proposito si fanno nomi famosi di industriali, di personaggi televisivi ecc.

È stata anche accertata la presenza di elementi dell'ambiente clericale vero e proprio. Si è anche detto che i nomi più "grossi" sono ormai riusciti a evadere dalla lista degli imputati, secondo le vecchie regole della "giustizia di classe".

Noi non vogliamo credere a questo. Noi abbiamo piena fiducia nell'Autorità inquirente e nella Magistratura che già nel passato ha dato notevoli prove di coraggio e di impegno nella campagna di moralizzazione della vita cittadina. In questi giorni a Brescia non si parla d'altro.

I genitori sono in apprensione. Ci hanno consigliato di avvisarli affinché badino a sorvegliare non tanto - come si usa - le proprie figliole, ma i figlioli, gli adolescenti, i ragazzi. Ma tutti aspettano a questo proposito parole chiare e precise. Che si faccia luce e presto, che si dicano i nomi. Che tutti i responsabili di questa organizzazione viziosa e dilagante vengano puniti, rinchiusi, tolti dalla società. Perché si possa respirare aria pura, senza incubi. Per i figli, soprattutto.



L'Archivio di Storia Gay e Lesbica è a cura di Giovanni Dall'Orto

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