Rapporto Africa
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Kenia - 30 settembre 1999
Continuano gli attacchi a lesbiche e gay in Africa Nairobi - Il presidente Daniel Arap Moi si è unito alla lunga lista dei capi di stato africani che vorrebbero vedere l'omosessualità spazzata via dal continente, definendola un "flagello" che va contro gli insegnamenti della cristianità e della tradizione africana. Il 30 settembre un uomo è stato arrestato in Kenia per avere pianificato una cerimonia di matrimonio con un altro uomo. L'uomo, che vive nella città costiera di Lamu, aveva predisposto ogni cosa per la cerimonia che avrebbe dovuto celebrare sabato 2 ottobre, ma dopo avere annuniciato l'evento, è stato attaccato da una folla di esaltati che hanno tentato di linciarlo, per essere salvato subito dopo dalle forze dell'ordine che lo hanno arrestato. Il commissario Sivachi Lukwa ha reso noto che l'uomo si trova ancora agli arresti in attesa di stabilire se la cerimonia che stava preparando si riferiva ad un semplice compleanno e promettendo di portarlo davanti a un tribunale nel caso si tratti della cerimonia di matrimonio con un altro uomo. L'omosessualità rimane un argomento particolarmente scomodo in molti paesi africani. Yoweri Museveni, presidente dell'Uganda, aveva fatto simili dichiarazioni la settimana scorsa, chiedendo la ricerca e l'arresto di tutti gli/le omnosessuali. In Zimbabwe il presidente Robert Mugabe ha una lunga storia di violenti attacchi verso le persone omosessuali che ha definito "peggio dei cani". (MondoQueer - fonte: Reuters e Africa News Service)
Uganda - 29 settembre 1999 Kampala - Un sondaggio sui comportamenti sessuali condotto a seguito delle dichiarazioni del presidente che chiedeva un giro di vite contro lesbiche e gay In Uganda, ha rivelato che l'84% degli abitanti della capitale non vogliono che l'omosessualità sia legalizzata. Secondo il sondaggio, il 23% degli intervistati conosce personalmente almeno un omosessuale, il 14% sarebbe favorevole all'eliminazione della legge che criminalizza l'omosessualità mentre soltanto il 2% sarebbe indeciso. I risultati del sondaggio mettono anche in evidenza che almeno il 64% degli intervistati non vogliono che la prostituzione sia legalizzata, il 33% la approvano e il 3% non ha saputo rispondere. Per quanto riguarda le pene per i trasgressori, il 27% li vorrebbe vedere giustiziati, il 15% sarebbe favorevole alla castrazione, mentre il 28% sarebbe favorevole all'ergastolo. Solo il 17% suggerisce una pena inferiore ai 7 anni di carcere, mentre il 12% vorrebbe che fossero sottoposti a consulenze di recupero. Bennet Kizito, responsabile del sondaggio per The New Vision, ha sottolineato che il sondaggio è stato condotto su un campione di 505 uomini e donne scelti fra innumerevoli professioni, e che quindi costituisce un campione rappresentativo dell'opinione pubblica. Tra gli intervistati, sono state le donne a essere più ostili a prostituzione ed omosessualità e a richiedere le pene più severe. Ma proprio il fatto che il sondaggio sia stato fatto tra un campione di persone così ridotto che mette in dubbio la serietà di questo e di altri sondaggi svolti sull'argomento anche in Europa e negli Stati Uniti. (MondoQueer - fonte: AfricaNews) |
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